Ancora una volta assistiamo ad uno scontro impari. La grandezza di un uomo solo contro la superficialità di un popolo piccolo ma sempre più numeroso.
L’uomo in questione è il Principe Carlo d’Inghilterra.
Ieri, i due maggiori, per tiratura, quotidiani italiani hanno dedicato al suddetto Principe un articolo dei loro canali online, che più volte abbiamo segnalato come ricettacolo di banalità e volgarità. Quelli che una volta erano gli strumenti di informazione più alti (gli organi della cd carta stampata), si sono ridotti a far mero pettegolezzo.
Non c’è argomento, dalla politica alla cronaca nera, che non sia impressa di voyerismo e di sensazionalismo. Basta scorgere una loro qualsiasi home page.
(Questo è un discorso che riprenderemo, di come i nuovi media invece di rivedere verso l’alto i paradigmi della comunicazione, influenzando positivamente gli altri più vecchi, spingano il livello inesorabilmente sempre più in basso, trascinando tutto verso il fondo.)
Tornando a noi. Corriere della Sera e Repubblica hanno preso di mira una toppa che il Principe Carlo, in visita sul set del telefilm Doctor Who, sfoggiava con noncuranza sul suo impeccabile doppiopetto.
Il primo quotidiano titolava (in home page!):
Repubblica, invece, questa volta nella sezione D, dedicata alle donne, offriva la seguente profonda e illuminante lettura.
Lasciamo a voi ogni giudizio ulteriore. Ci limitiamo solo a fotografare come quello che per noi è esercizio di grande dignità, per loro (i giornalisti in causa, i loro lettori) è l’opposto, quello che per noi è rispetto verso il lavoro artigianale per loro è solo sinonimo di tirchieria, quello che per noi è grande dimostrazione di stile e coerenza per loro è sciatteria.
A questi due ritagli vogliamo opporre la nostra visione, espressa 3 anni fa nel primo numero di Stilemaschile (versione online), in un articolo che guarda caso si chiamava:
STILE, COERENZA, DIGNITA’ E RISPETTO.
E nel quale riportavamo le seguenti dichiarazioni di Carlo, anche all’epoca sui giornali di tutto il mondo per delle scarpe rattoppate.
“Indosso certe scarpe da 40, 45 anni e intendo farmi seppellire indossandole… Sono scarpe che costano, ma durano. Hanno bisogno di essere risuolate ma tutto ciò crea lavoro per chi fa certi mestieri. Invece di buttare via tutto, c’è un grande potenziale per un’economia basata sulle riparazioni. Vale per tutto, vale anche per l’abbigliamento. Io indosso ancora vestiti, giacche, che ho comprato nel 1969. Certo bisogna impegnarsi un po’ per mantenere una forma ancora in grado di entrarci, in quei vestiti. Ma ne vale la pena. Perché la cosa più importante è conservare una cultura, e la cultura ci arriva dalle comunità rurali, cresciute nel corso di migliaia di anni, in cui hanno formato i loro costumi, le loro abitudini, le loro tradizioni. La tragedia della nostra epoca è che, gettando via tutte quelle cose, perdiamo il contatto con la nostra identità più autentica. Il contatto con la natura”.
NB – Quello che il Principe Carlo ci fornisce è un esempio, con una potenza simbolica unica. Non vogliamo esaltare la toppa in sé, come qualcuno in passato ci scrisse, ma una visione della vita e degli oggetti più personale, consapevole, ragionata, rispettosa. Questo per noi è lo stile.
NB 2 – Sul tema, si è anche espresso un altro blog, uno dei pochi sulla nostra stessa lunghezza d’onda, che ieri titolava: Il Principe Carlo ed il suo classico esempio regale di dignità.