Jacques Tati era un genio, forse uno dei 5 più grandi del cinema comico del ‘900, insieme a Chaplin, Keaton, Lewis, Allen, Totò. Tati seppe mettere in scena il cambiamento radicale e atroce del mondo post seconda guerra mondiale, quello della modernità, come si usa dire. Invece proprio dietro le presunte conquiste tecnologiche e un benessere più esteriore che vero si celavano rischi e drammi atroci. Tati si serviva dell’assurdo delle situazioni apparentemente semplici (accendere un fornello a gas oppure entrare in un ministero) per significare l’incapacità e l’incomprensione che le vecchie generazioni manifestavano nel relazionarsi con i continui cambiamenti della ‘società dello spettacolo’ e delle sue mode eteroimposte (l’auto nuova, le vacanze, gli elettrodomestici…).
Tati fu osannato, come spessissimo accade, più dopo la morte che in vita. Vita che abbandonò tra i naufragi dei suoi ultimi progetti, come Tativille, la città dei divertimenti da lui immaginata. Qualche anno fa rispunta un suo soggetto degli anni ’50 che viene ripreso oggi da Sylvain Chomet, l’autore del cartone animato ‘Appuntamento a Belleville’. Ne esce fuori ‘L’Illusionista’, commedia malinconica in cui un vecchio prestigiatore caduto in disgrazia incontra una giovane e umile fanciulla… Il film, completamente disegnato a mano, si distingue dall’imperante 3D per eleganza e capacità evocativa.
Distribuito dalla Sacher, da noi uscirà salvo rinvii dell’ultima ora i primi giorni di dicembre.
Questo il trailer.
Il mago si chiama Tatischeff, il vero cognome del grande comico.