Siamo partiti col processo artigianale che ci porterà alla realizzazione di un paio di camicie da blazer. Il progetto Blazer today parte 2 è ancora vivo e vegeto. Attendiamo che la situazione sanitaria ci renda possibile organizzare eventi con i nostri lettori. Nel frattempo…
Presto entreremo nel dettaglio su cosa è e su come viene realizzata una vera camicia artigianale su misura.
Nel frattempo, vorremmo raccontarvi i due elementi del titolo: una breve storia della camicia e una piccola presentazione di Siniscalchi.
Le foto naturalmente sono state scattate nel laboratorio di Milano, in via Vittorio Veneto.
LA CAMICIA
Questo capo è da sempre stato l’elemento che divideva il ricco dal povero, l’aristocratico dall’indigente. Nei detti popolari ma anche in opere di Boccaccio o di Shakespeare, la camicia è il dono al Re o della donzella all’innamorato. All’origine è la tunica, poi i crociati importano dall’oriente il camis dei Persiani, a cui dobbiamo la struttura odierna della camicia, con le maniche tagliate separatamente e cucite al corpo nei due spacchi verticali. Ancora oggi si distingue una camicia artigianale da una industriale da come sono attaccate le maniche. In quelle in commercio, busto e manica vengono unite con una sola cucitura a macchina. In quelle artigianali, la manica viene attaccata dopo, proprio come avviene per una giacca. Dobbiamo come sempre ringraziare il Duca di Windsor se non portiamo più i colletti rigidi inamidati, o solini, che si attaccano alla camicia tramite dei perni.
“Una volta, nella grande maggioranza dei casi la camicia doveva essere bianca. La camicia bianca ha una “virtù”, sta bene sotto qualsiasi giacca. La camicia azzurra, celeste o grigia, insomma le camicie colorate
venivano indossate dai contadini, dagli artigiani…” (Domenico Rea)
E infatti, si usano ancora oggi espressioni come colletti bianchi e colletti blu…
Tra i numerosi colli oggi disponibili, gli sportivi button-down, il collo all’italiana con le vele allungate, quello inglese più aperto e corto, il francese, sfuggente all’indietro. Negli abbinamenti oltre ai colori è fondamentale
la scelta del tessuto. Con una giacca sportiva invernale bene un oxford o una flanella. In estate, un confortevole popeline o un raro giro inglese.
La camiceria Siniscalchi nasce nel 1948 a Milano, con Vittorio. Amante del bello e del ben vestire, impara l’arte da mamma Cesarina, che ha un laboratorio di ricamo e lavora per diverse sartorie, tra cui la prestigiosa Casa di costumi d’arte Caramba A. Sapelli & Co.
Così Vittorio apre in via Monte Napoleone il suo primo piccolo laboratorio di camiceria.
Da subito il suo nome inizia a girare il nome per Milano, nella Milano più esigente, elegante e aristocratica.
I clienti iniziano ad apprezzare il suo lavoro, costantemente in fieri, grazie alla sua passione e al suo perfezionismo, che lo porta a prendere il meglio dalle scuole sartoriali italiane e inglesi.
Anche perché Vittorio sposa negli anni ’60 Miss Ingrid, una splendida signora inglese che gli fa conoscere da vicino il mondo tradizionale anglosassone.
La camiceria Siniscalchi è oramai una realtà affermata quando, negli anni ’80, entra in laboratorio il figlio di Vittorio, Alessandro.
Alessandro frequenta una scuola di modellistica ma impara i segreti della camicia su misura osservando e studiando papà Vittorio, di cui diventa un degno erede.
Oggi la camiceria Siniscalchi si trova in viale Vittorio Veneto 32, a Milano, e le sue creazioni accompagnano quotidianamente grandi uomini d’affari, imprenditori, nobili e opinion leader di tutto il mondo: Loro Piana, Ermenegildo Zegna, Herno, i Principi di Barberino, i Conti Brandolini D’Adda e Hassan II del Marocco…