Nel doppiopetto, quelle difficoltà che nella giacca ad un petto singolo sono appena accennate esplodono. Per questo è il capo che richiede più ore di lavoro e più capacità tecnica da parte del sarto. E non a caso ci sono delle sartorie che ne hanno fatto il proprio prodotto distintivo.
Nel doppiopetto è determinante la riuscita dei baveri a lancia, che devono essere dinamici ma non smisurati, sono frecce non ali di un boeing.
Se realizzare dei revers come si deve è difficile, ancor più arduo è farlo per un chalk stripe. Il gessato, infatti, richiede ulteriori accorgimenti. Abbiamo preso tre revers diversi per concezione e li abbiamo affiancati a tre opere di notissimi artisti astratti.
REVER IN-DETERMINATO
Iniziamo con Mark Rothko per spiegare l’opzione più diffusa, soprattutto nella sartoria inglese. L’ultima riga del bavero viene qui posta prima del suo limite, lasciando che il rever si immerga nel petto con dolcezza, senza alcuna sottolineatura. Il fatto di non avere bordo fa sì che la gessatura del petto prenda il sopravvento così da ridurre, ad un primo sguardo, la larghezza del bavero stesso.
Allo stesso modo, Rothko accosta i colori fondendoli tra di loro senza una divisione netta. Il passaggio tra le tonalità avviene in modo dolce e sfumato proprio come il salto tra il rever e la giacca.
REVER DINAMICI
Lucio Fontana, pittore e scultore italiano, fondatore del movimento spazialista, è uno degli artisti più quotati al mondo, grazie alla serie dei ‘tagli’, o concetti spaziali.
I suoi tagli aprono delle ferite (o degli occhi) sulle tele (o su chi le guarda). Allo stesso modo, i gessi di questi rever si impongono all’osservatore come tagli diagonali sui petti. I baveri, grazie alla forza segnica, si prendono tutta la scena riducendo il resto della giacca ad un mero e neutro supporto della loro forza espressiva.
A differenza di quanto si creda, la scelta di collocare a 30 gradi le linee di gesso, spezzandole sui baveri, non è sbagliata, non è quindi frutto di un errore del sarto che per fare un rever arrotondato non riesce a tenere dritto il tessuto, ma assolutamente di gusto personale.
Con questa scelta si dà al bavero maggiore forza prorompente perché sposta ai lati l’energia che altrimenti sarebbe verticale, sovrastando i petti, le cui linee regolari vengono sorprese da tale dinamicità proprio come dei tagli.
Questo stile di montare il bavero possiamo chiamarlo a ‘foglia di olivo’, dato che l’analogia, rafforzata dal nostro fotoritocco, è palese.
REVER IN LINEA
Piet Mondrian è forse l’artista che più di ogni altro ha influenzato la grafica del’900. Dalla pubblicità all’abbigliamento femminile, le sue linee nere che isolano colori primari le ritroviamo un po’ ovunque. Questo non svilisce il suo genio artistico e le sue opere che, per precisione e geometria abbiamo accostato all’ultimo tipo di bavero. Quello più pulito ma anche il più difficile, soprattutto se lo si vuole ‘a sciabola’ e non dritto. Ma con un gran lavoro di imbastitura e di ferro da stiro si riesce a far seguire con precisione certosina il bordo del rever dal filo di gesso. Il sarto che realizza questo tipo di rever deve fare molta più fatica e spesso preferisce evitare adottando la soluzione all’esempio 1. I clienti non sanno guidare i sarti e quindi si vedono in giro giacche dai baveri imperfetti.
Sarebbe bello avere nel proprio guardaroba un doppiopetto per ognuna delle 3 tipologie. Anzi 2, visto che la prima è quella che ci convince di meno, pur avendo cittadinanza nello stile maschile classico. Se volete testare l’abilità del vostro sarto, poi, chiedetegli un revers ‘mondrian’ e ‘a sciabola’ e scrutate l’espressione che farà…