“Danza, danza per me…”
di Massimiliano Mocchia di Coggiola
1. La Salomé di Oscar Wilde
Oscar Wilde (1854-1900), uno degli scrittori più discussi e amati dell’ultimo decennio dell’Ottocento, era certo destinato all’incontro con Salomè. Scrisse il dramma durante la sua permanenza in Francia, tra un incontro con Proust mancato[1] e qualche celebre battuta nei salotti della Parigi estetizzante di allora. Il dandy irlandese tentò in vario modo di far rappresentare la sua Salomè a Londra, nella traduzione zoppicante di Lord Alfred Douglas (Wilde aveva infatti scritto il dramma in un francese ipnotico, che alcuni definirono soltanto ripetitivo), prevedendo Sarah Bernhardt nella parte della protagonista; un decreto censorio promosso e approvato dal Lord Ciambellano E. F. S. Pigott, preposto alla censura dei testi teatrali, venne a bloccare tutta la messa in scena: una vecchia legge vietava la rappresentazione di opere teatrali aventi a soggetto temi biblici. Il puritanesimo vittoriano aveva colpito ancora, e Wilde si limitò a pubblicare il dramma, facendosi consigliare dall’editore il nome di Aubrey Beardsley quale illustratore. I disegni che quest’ultimo fece per la Salomè wildeiana sono ora l’unica fonte iconografica originale per il dramma di Wilde, sebbene all’autore non piacessero.
Si dovette aspettare l’11 febbraio del 1896 per poter veder finalmente recitata la Salomè; a Parigi, infatti, sia il Théâtre Libre sia il Théâtre de l’Œuvre chiesero di mettere in scena il dramma…
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