La vera storia delle cravatte regimental, le righe che fanno l’uomo elegante.
Tutto ebbe origine il 4 luglio 1845 a Londra presso il Blenheim Hotel in Bond Street, durante il pranzo tenuto dopo il match annuale di cricket sostenuto dalla squadra della Harrow School contro quella di Eton; pranzo al quale parteciparono quattro studenti di Cambridge, tutti Old Harrovians – John Loraine Baldwin; L’Onorevole Frederick Ponsonby, in seguito 6° Conte di Bessborough; l’Onorevole Spencer Ponsonby, in seguito Sir Spencer Ponsonby-Fane; e Richard Penruddocke Long – i quali decisero di dar vita a un club che nelle loro intenzioni avrebbe dovuto promuovere lo spirito del cricket amatoriale.
Il club, che ebbe il nome I Zingari e che non ebbe mai un campo di gioco proprio, divenne ben presto il più forte del XIX secolo giocando diciassette partite di prima classe tra il 1849 e il 1904, tra cui due contro gli australiani nel 1882 e 1884[1].
I colori scelti per il nuovo club, che apparvero subito sul caratteristico berrettino usato dai giocatori – una specie di zucchetto dotato di una piccola visiera – furono il nero, il rosso e l’oro, che simboleggiavano il motto adottato dal club «Out of darkness, through fire, into light» ovvero «Fuori dalle tenebre, attraverso il fuoco, nella luce».
Pian piano questi colori furono adottati anche per il blazer e per il nastro che avvolgeva il classico boater – la nostra cara vecchia “paglietta” – indossati dai membri del club durante gli incontri e costituirono così il primo esempio in assoluto di quelle che sarebbero in seguito divenute le School Ties, a loro volta genitrici delle cravatte regimental.
Siamo così giunti al 1880, anno in cui apparve quasi per caso la prima School Tie, la cravatta scolastica: i membri del club di regate dell’Exeter College di Oxford tolsero infatti il nastro rosso e nero, i colori del college, che ornava il boater e lo annodarono al collo a mo’ di cravatta lunga. Quando tutti gli studenti del college indossarono questa cravatta, i cui colori sono ancora oggi gli stessi, nacque la moderna cravatta scolastica e da quel momento vi fu un fiorire di cravatte scolastiche, di club e di squadre di atletica tanto che alcune scuole ne adottarono addirittura diverse per i gradi e le specializzazioni degli alunni e per i laureati.
Questo tipo di cravatta riscosse man mano un enorme successo tra gli appartenenti della middle-class vittoriana cosicché in breve tempo non vi fu associazione civile o sportiva o club di gentiluomini che non ebbe la propria cravatta con i colori sociali.
L’esercito britannico non fu ovviamente da meno.
Tra il maggio e il luglio del 1881 la fanteria inglese venne profondamente ristrutturata a seguito della cosiddetta “Riforma Childers”, così chiamata dal suo promotore, il Segretario di Stato alla Guerra Hugh Childers, che per ragioni economiche, oltre ad abolire il numero d’ordine che fino a quel momento aveva contraddistinto i vari reggimenti, ne soppresse il colore distintivo che ognuno di essi portava con orgoglio da secoli sul colletto e sulle manopole della giubba, sostituendoli con soli tre colori che ne indicavano ora l’origine territoriale: il bianco per i reparti inglesi e gallesi, il giallo per i reparti scozzesi e il verde per i reparti irlandesi, ai quali si aggiunse il blu per le Guardie e per i reggimenti Reali, quelli per intenderci il cui nome era preceduto dai titoli Royal, King’s, Queen’s o Prince of Wales’s Own.
Tutto ciò creò un’ondata di malcontento nei reparti – la cavalleria, l’artiglieria e il genio non vennero toccati dalla riforma –, gelosissimi delle proprie tradizioni; e fu così che, sull’esempio delle cravatte scolastiche, nacquero finalmente quelle che noi conosciamo col nome di Regimental Ties, sulle quali trovarono posto il colore di fondo dell’uniforme, quello delle mostreggiature, quello dei bottoni o di altri riferimenti alle tradizioni reggimentali, conquistati in tre secoli di guerre sui campi di battaglia di tutto il mondo.
Così, ad esempio, i reggimenti della Guardia ebbero il Dull red and navy che ricordava l’uniforme rossa e le mostreggiature blu; i reggimenti di tiratori ebbero il verde scuro dell’uniforme e il rosso o il nero delle mostreggiature; il Royal Scots Greys, l’unico reggimento di cavalleria scozzese, ebbe il rosso dell’uniforme, il blu delle mostreggiature, il giallo dei bottoni e il grigio argento, colore dei propri cavalli; mentre l’11° Ussari – i cosiddetti “culi rossi di Cardigan”, gli eroi di Balaklava – posero sulle cravatte l’oro degli alamari e il rosso ciliegia dei calzoni; e così via.
Da quel momento l’uso delle regimental si estese a macchia d’olio: nacquero così quelle della Royal Navy e dei reparti dell’armata coloniale, tanto che nel 1913 ve ne erano in uso, oltre a queste, ben 120 appartenenti ai reparti dell’esercito – una per il Royal Flying Corps, antenato della Royal Air Force; 31 per la cavalleria; una per l’artiglieria; una per il genio; 108 per i reggimenti di fanteria; una per il West India Regiment; cinque appartenenti ai servizi (Army Service Corps, Royal Army Medical Corps, Army Veterinary Corps, Army Ordinance Department e Army Pay Department); e due appartenenti agli antenati dei Royal Marines (la Royal Marine Artillery e la Royal Marine Light Infantry) –, tutte indossate con orgoglio; perché se la storia di un reggimento rappresentava sia quella della nazione sia quella di un particolare gruppo di “fratelli”, e qualche volta anche di “sorelle”, la cravatta rappresentava a sua volta il legame ideale con le generazioni passate e future, tanto da far dire a un membro della Famiglia Reale che «la sua presenza, sia che fosse riposta in un cassetto o anche solo nella memoria del passato, dovrebbe offrire conforto e forza d’animo nei momenti difficili».
Tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale la cravatta regimental assunse un tale potere e prestigio da far dire a Bruce Boyer, storico americano della moda, che quella fu un’epoca in cui, in Inghilterra, incontrando qualcuno «non gli si doveva stringere la mano prima di aver verificato i colori della sua cravatta».
In realtà tale prestigio è sopravvissuto fino a oggi – anche se da qualche decennio, per poterle acquistare, non occorre più esibire le prove di appartenenza a quel tale reggimento come avveniva in passato – e quindi nel visitare le isole britanniche, per evitare imbarazzanti situazioni, non è consigliabile indossare i colori e le strisce di una organizzazione alla quale non si appartiene: nonostante il loro proverbiale humour, gli inglesi non scherzano affatto sulle proprie tradizioni.
Nel 1919, l’allora Principe del Galles, futuro Re d’Inghilterra con il nome di Edoardo VIII e in seguito noto come il Duca di Windsor, personaggio di spicco della società anni ’20, ammirato come una star del cinema e considerato uno degli uomini più eleganti del mondo, visitò gli Stati Uniti indossando quasi sempre la cravatta Dull red & navy dei Grenadier Guards nei cui ranghi aveva prestato servizio durante la Grande Guerra.
Tale era la sua reputazione di uomo di stile che da quel momento gli americani eleganti adottarono in blocco le cravatte dei reggimenti britannici anche se queste, per evitare spiacevoli equivoci, pur riproducendo i colori tradizionali, furono stampate in modo diverso, con le strisce disposte in maniera opposta (da destra a sinistra) rispetto a quelle degli originali (da sinistra a destra).
The Book of Public School, Old Boys, University, Navy, Army, Air Force & Club Ties di James Laver – vera e propria bibbia per gli appassionati e i collezionisti, pubblicato nel lontano 1968 e oggi purtroppo introvabile se non a prezzi da antiquariato – divide le cravatte in otto grandi categorie: Schools, Universities, Medical Colleges, Services, London Clubs, Sporting Clubs, Commonwealth e Teaching Hospitals; e in nove modelli diversi classificati a seconda della larghezza e della combinazione delle strisce: strisce larghe («Broad stripes only»), strisce larghe con strisce sottili di colore unico («Broad stripes with thin stripes of a single colour»), strisce larghe con strisce sottili di due o più colori («Broad stripes with thin stripes of two or more colours»), strisce sottili («Thin stripes only»), strisce sottili singole su fondo unito («Thin single stripes on plain ground»), strisce sottili doppie su fondo unito («Thin double stripes on plain ground»), strisce sottili multiple su fondo unito («Thin multiple stripes on plain ground»), strisce sottili singole e multiple alternate su fondo unito («Alternating thin single and multiple stripes on plain ground») e strisce a zig-zag, ondulate oppure altri tipi inusuali di strisce («Zig-zag, wavy, or other unusual stripes, etc. »).
Un’altra importante suddivisione è data dall’inclinazione delle strisce, la maggior parte delle quali va in diagonale da sinistra a destra mentre alcune – ad esempio quelle della cravatta del 17th Lancers, reggimento che partecipò anch’esso all’eroica “carica dei 600” in Crimea – vanno in senso inverso, da destra a sinistra.
A complicare ancora di più le cose vi sono poi alcune cravatte che non seguono le regole generali. Quelle delle Inns of Court – associazioni professionali con sede a Londra che accolgono ogni avvocato appartenente a una delle due categorie nelle quali si divide la professione legale in Inghilterra e nel Galles–, la Inner Temple, la Lincoln’s Inn e la Middle Temple, sono tutte e tre a strisce sottili; quattro cravatte sono a tinta unita: Pale gold per l’Achilles Athletic Club, Pink per il Leander Rowing Club, Dark blue per la cravatta sportiva di Oxford e Pale blue per la cravatta sportiva di Cambridge; e infine la singolare cravatta del Christ Church College di Oxford, l’unica esistente a scacchi neri, grigi e bianchi («Chequered black, grey and white»).
Mentre le cravatte delle scuole, dei clubs e delle associazioni in genere conservarono inalterati nel tempo i propri colori, per le regimental il discorso si fece sempre più complicato con il passare degli anni a causa delle cosiddette amalgamation, le riforme dell’esercito, gestite con un sistema tipicamente britannico, che poneva sempre in primo piano il rispetto delle tradizioni: criterio in base al quale quando per motivi di carattere economico era necessario sciogliere un reggimento – e ciò è avvenuto in modo massiccio negli anni ’60, negli anni ’90 e ancora nei primi anni del nostro secolo – questo non spariva ma veniva fuso con un altro conservando tuttavia alcune caratteristiche della propria uniforme.
Gli esempi più eclatanti sono quelli dei Rifles, unità costituita nel febbraio del 2007 riunendo i battaglioni di ben cinque gloriosi reggimenti – 1° battaglione, The 1st Battalion The Devonshire and Dorset Light Infantry and 1st Battalion The Royal Gloucestershire, Berkshire and Wiltshire Light Infantry; 2° battaglione, nuova designazione del 1st Battalion The Royal Green Jackets; 3° battaglione, nuova designazione del 2nd Battalion, The Light Infantry; 4° battaglione, nuova designazione del 2nd Battalion, The Royal Green Jackets; e 5° battaglione, nuova designazione del 1st Battalion, The Light Infantry – e dal The Royal Regiment of Scotland, costituito un anno prima riunendo i cinque reggimenti scozzesi allora in servizio – The Royal Scots Borderers, nato il 28 marzo 2006 dalla fusione tra il Royal Scots e il King’s Own Scottish Borderers; The Royal Highland Fusiliers; The Black Watch; The Highlanders, a sua volta costituito poco tempo prima riunendo il Seaforth, il Gordon e il Cameron Highlanders; The Argyll and Sutherland Highlanders; e due battaglioni territoriali, il 52nd Lowland e il 51st Highland.
Tutto ciò ha comportato l’ovvia nascita di nuove cravatte in entrambi i reggimenti, ma ha contemporaneamente consentito ai membri dei reparti “amalgamati” di continuare a indossare a loro discrezione la propria; un membro del The Highlanders, ad esempio, ne ha a disposizione addirittura quattro: quella del Royal Regiment of Scotland, quella degli Highlanders – che era comunque quella appartenuta ai Gordon – oppure quelle dei Seaforth o dei Cameron Highlanders, e questo a seconda della sua provenienza!
A rafforzare l’attenzione riservata alle regimental, se ancora ce ne fosse bisogno, concorre il Principe del Galles, icona dell’eleganza maschile, che indossa abitualmente, a rotazione, le cravatte dei tre reggimenti dei quali è Royal Colonel[2] – Welsh Guards, Black Watch e 51st Highland –, oppure dei 16 di cui è Colonel-in-Chief [3] – 1st The Queen’s Dragoon Guards, The Royal Dragoon Guards, The Mercian Regiment, The Parachute Regiment, The Royal Gurkha Rifles, Army Air Corps, Royal Australian Armoured Corps, Air Reserve of Canada, Royal Canadian Dragoon, Lord Strathcona’s Horse (Royal Canadians), The Black Watch (Royal Highland Regiment) of Canada, The Toronto Scottish Regiment (Queen Elizabeth The Queen Mother’s Own), The Royal Winnipeg Rifles, Royal New Zealand Air Force, The Royal Pacific Islands Regiment, The Queen’s Own Yeomanry –, insieme a quelle della Royal Military Academy di Sandhurst, nella quale frequentò il corso per allievi ufficiali, quella caratteristica a zig-zag della Fleet Air Army e quella a strisce verdi e malva della Highland Brigade.
Come abbiamo avuto modo di sottolineare oggi la vendita delle cravatte regimental è stata “liberalizzata” e chiunque ne può acquistare una direttamente in Inghilterra oppure in rete rivolgendosi ai numerosi siti che le vendono: le uniche rimaste inaccessibili sono quelle appartenenti ai Clubs privati, soprattutto quelli londinesi, riservate esclusivamente ai soci.
La nota casa produttrice Drake’s era l’unica in passato ad avere un catalogo smisurato che prevedeva ben 1000 varianti – 80 dei quali appartenenti ai reggimenti di cavalleria regolari e della Yeomanry territoriale, 200 ai reggimenti di fanteria, 80 alla Indian Army and overseas, 120 ai Clubs, 140 ai Colleges e ai Clubs di Oxford, 100 ai Colleges e ai Clubs di Cambridge, 40 alle Universities and Colleges e 240 agli Old Boys – ma che non comprendeva né quelle della Royal Navy né quelle della Royal Air Force: attualmente sembra che realizzi cravatte di questo tipo solo su ordinazione e solo per i rivenditori. La stessa politica commerciale viene seguita da P.L. Sells & Co. Ltd. che produce 472 esemplari che vanno da quella del Royal Armoured Corps a quelle dei reggimenti della Yeomanry, dei Gurkha, dei reparti dell’esercito indiano, dei reggimenti coloniali, dei Royal Marines fino a quelle della Royal Air Force, anch’esse riservate ai rivenditori e che purtroppo sono di qualità piuttosto scadente.
Altro noto produttore di Regimental Ties di ottima qualità è la Holliday & Brown, antica casa britannica fondata nel 1926 e acquisita nel 2000 dall’italiana Mantero, che presenta un catalogo attualmente non molto vasto ma che viene periodicamente aggiornato e accresciuto; mentre la Lochcarron di Selkirk in Scozia ne produceva fino a qualche tempo fa poche e tutte in foulard di lana, ma tutte molto belle anche se di larghezza un po’ troppo contenuta.
Per acquistarle direttamente non rimane quindi che rivolgersi appunto ai numerosi siti inglesi che effettuano la vendita online, il più prestigioso dei quali è quello di Benson & Clegg, il cui negozio si trova al numero 9 della Piccadilly Arcade e che detiene il Royal Warrant del Principe del Galles per questo articolo: il suo catalogo ne contiene circa 250 esemplari, 80 dei quali riguardanti i reggimenti di fanteria e cavalleria britannici, otto riguardanti reparti indiani e coloniali, 22 riferite alla Royal Navy e ai Royal Marines, 16 alla Royal Air Force, 41 alle scuole, 17 ai College di Oxford e solo cinque ai Medical Schools, Clubs & County.
Sono tutte cravatte di buona qualità realizzate in tre pezzi, tutte con fodera di lana naturale e a prezzi decisamente abbordabili, disponibili in due tipologie di seta – smooth silk e rough silk – e in polyester, queste ultime ovviamente da evitare accuratamente!
Altri due fornitori cui rivolgersi sono GD Golding di St. Albans, nell’Hertfordshire, che ha anch’egli circa 250 cravatte in seta liscia o in poliestere in catalogo che spaziano dall’esercito alla Royal Navy – tra le quali due dal disegno unico, quella della Royal Naval Reserve e quella della Royal Naval Volunteer Reserve, quest’ultima nelle due varianti per ufficiali e per sottufficiali e marinai – della R.A.F. ecc. e Smart Turnout, anch’esso di Londra, con un catalogo di circa 180 esemplari.
Il servizio fornito da questi siti è abitualmente veloce e preciso e in circa 10 giorni si possono ricevere a domicilio le cravatte ordinate, ma occorre tenere presente che le misure vanno dai nove centimetri di larghezza ai 144 centimetri di lunghezza, gli interni sono molto leggeri – a eccezione delle Holliday & Brown il cui interno è di buon peso – il che consente esclusivamente la realizzazione di nodi four in hand e di piccole dimensioni, per intenderci quelli preferiti dal Principe del Galles.
[1] Lo scarso numero di partite giocate, solo 17 in 55 anni, è dovuto al fatto che ognuna di esse poteva durare ore o addirittura vari giorni visti i numerosi intervalli per il pranzo e la merenda e la complessità delle regole, che rendeva e rende anche oggi difficilmente comprensibile agli spettatori meno esperti questo sport.
[2] Royal Colonel è l’incarico onorario concesso dalla Sovrana a un membro della Famiglia Reale che non conferisce in realtà l’effettivo comando di un reggimento, ma rappresenta semplicemente il legame tra l’esercito britannico e la Famiglia Reale, in quanto egli presta servizio in qualità di scorta per la Sovrana e indossa l’uniforme del reggimento del quale è titolare. La nomina viene concessa dalla Regina ed è riportata in un comunicato stampa rilasciato dal Palace Press Secretary.
[3] Nei vari eserciti degli Stati appartenenti al Commonwealth esiste la carica di Colonel-in-Chief del reggimento conferita a un importante personaggio, di solito appartenente alla Famiglia Reale, posizione separata da quella del Colonnello comandante effettivo e priva di ruolo operativo. Il Colonel-in-Chief viene comunque tenuto al corrente di tutto ciò che attiene alla vita del proprio reggimento ed effettua frequenti visite presso la sua sede.