“Tanto è vero che una sera mi sono sorpreso a osservare compiaciuto le tre pieghette alla francese degli impeccabili polsi della mia camicia;
del resto essendo uscita dalle mani sapienti di un artista come Siniscalchi, camiciaio in Milano,
non poteva non essere perfetto esemplare di quell’eleganza che le regole di questo libro tanto utilmente illustrano…”
Beppe Modenese, prefazione al libro Fior di Camicia, di Vittoria de Buzzeccarini, Idealibri, 1984.
Uno dei segreti dell’eleganza di un uomo è senz’altro la camicia. Lo scrive Beppe Modenese nella prefazione succitata.
“Chi come me deve viaggiare spesso, sa infatti che l’eleganza è direttamente proporzionale all’aspetto della camicia: in valigia, quindi, e anche per brevi viaggi, magari un solo abito ma almeno sei camicie per le diverse circostanze.”
E Beppe Modenese (Alba, 26 novembre 1929 – Milano, 21 novembre 2020) è stato uno degli ultimi uomini italiani (ma non solo) davvero eleganti. Nei modi e nell’aspetto. Per ricordarlo, abbiamo chiesto ad Alessandro Siniscalchi, dell’omonima camiceria milanese, un ricordo di questo cliente così speciale.
Beppe Modenese era un cliente di mio padre, dal 1968.
E poi, naturalmente, è diventato “mio” da quando, dopo essere entrato in laboratorio nel 1982, pian piano ho acquistato sempre più spazio, capacità e soprattutto fiducia tra i clienti, anche i più scettici, come il Signor Modenese. Per fortuna, presto questa diffidenza per un giovane artigiano si è trasformata in stima e piena fiducia, tanto che una volta disse che ero diventato bravo quanto mio padre. E non poteva dirmi cosa più gradita, sia come uomo che come artigiano.
Modenese fu portato da noi dal suo compagno storico, l’architetto Piero Pinto, un amico di infanzia di mio padre, che progettò anche il nostro precedente laboratorio. Era un uomo molto affabile, di innata eleganza. Lo ricordo rivestirsi, dopo ogni prova, con modi lenti ma precisi, fatti di piccoli gesti di stile. Anche solo l’allacciarsi di un bottone diventava una piccola cerimonia.
Come cliente era davvero esigente. Dal punto di vista modellistico, non ha mai mutato nulla, in tutti questi anni. Naturalmente cambiavano le misure, ma i dettagli che voleva erano sempre invariabilmente i medesimi, con le identiche piegoline all’attacco del polsino, al posto della cosiddetta “molleggiatura”. L’unica sua trasgressione erano i colori. Prediligeva le ‘righe all’inglese’, bacchettati di grande spessore e colori vivaci, e i quadretti. Spesso amava fare, seguendo l’estro dell’architetto Pinto, accostamenti arditi che su di lui diventavano di una classe insuperabile.
Il tessuto più scelto era il popeline, in pesi medi. Una delle camicie che più abbiamo fatto e rifatto era con un quadrettato bianco e verde, che amava moltissimo. Di volta in volta cambiavano solo, e leggermente, le grandezze. Voleva sempre polsini per i gemelli, di cui aveva una bella collezione. Ricordo che talvolta veniva da noi con uno scampolo di stoffa di un abito appena ordinato e passava in rassegna i tessuti in cerca di qualche abbinamento. Credo che per lui fosse più importante la camicia dell’abito in sé, perché gli permetteva di esprimere con maggior estro la sua personalità.
Noi gli realizzavamo anche i pigiami e i boxer. L’ultima volta che è venuto da noi è stato 4 o 5 anni fa. Purtroppo, uomini dotati di uno stile simile saranno sempre più rari. Modenese incarnava alla perfezione il titolo di un libro che celebrava l’eleganza maschile italiana, e lui era tra i testimoni, “La regola estrosa”, ovvero rispettare i canoni eleganti classici attraverso piccole trasgressioni di gran gusto.
Ringraziamo Alessandro e Cinzia Siniscalchi per aver condiviso con noi aneddoti e immagini privati riguardanti Beppe Modenese, uno dei simboli dell’eleganza maschile italiana, loro cliente per oltre 50 anni.
Siamo sicuri che i nostri lettori apprezzeranno e anzi non si lasceranno scappare l’occasione per studiare i segreti di un vero arbiter elegantiae.