Lavorando a un progetto con il Maestro Gaetano Aloisio, è stato fatto il nome di Cesare Tosi.
Il Maestro Aloisio ha mosso i suoi primi passi sartoriali (dopo il tirocinio in una bottega del suo paese natio in Calabria), da Bolognesi a Milano. Questo prestigioso laboratorio era stato fondato da Cesare Tosi, noto come l’architetto del corpo umano. Definizione che, così come il logo della sartoria, fu coniata dal pittore Mario Sironi, suo grande amico.
Al fine di approfondire il tema e conoscere meglio questo grande artigiano del passato, che tanto ha dato al mondo sartoriale italiano, Aloisio mi ha consigliato il libro che vedete in foto.
Per chi ama il mondo del bespoke italiano, è un testo molto utile. Vi si trovano le storie di alcune delle grandi sartorie nazionali dell’inizio del ‘900; quelle che davvero hanno creato il mito dello stile italiano nel mondo.
Il giovane Tosi, partito dal suo paese in provincia di Mantova, si reca a Milano e inizia a lavorare per le migliori sartorie dell’epoca, e non solo in Italia.
La Sartoria Prandoni, ad esempio, che vestiva Giacomo Puccini, Arturo Toscanini, membri della famiglia dei Savoia. Divertente l’aneddoto che riporta i pagamenti rateali di Guglielmo Marconi e Gabriele d’Annunzio. Negli anni ’20 la sartoria passò da 20 a 200 tagliatori!
Per i clienti più importanti veniva creato un manichino su misura. Lo stile Prandoni era militaresco, rigido, con una vita ben segnata. Il pezzo forte, dicono, era il paletot, che si riconosceva tra mille.
Dopo, il Maestro si spostò da Martinenghi, che era più in linea con la sua idea di abito, più morbido e naturale.
Finché Tosi, soprannominato “El Linea”, per l’essenzialità dei suoi abiti, aprì il proprio laboratorio. La sede definitiva fu in via Bigli. Tosi non realizzava i rivolti ai pantaloni, li considerava volgari… Era bravissimo nei frac e negli smoking. E selettivo con i clienti: doveva accettarli lui e non il contrario. Rifiutò Rodolfo Valentino, e qualcuno fu sbattuto letteralmente fuori dalla sartoria, colpevole di non aver apprezzato a sufficienza i manufatti consegnati.
Secondo lui i buoni sarti dovevano essere aristocraticamente conservatori.
Accanto al suo mestiere Tosi coltivava un’altra grande passione, quella per l’arte, e infatti diventò in breve tempo il più importante collezionista privato di Milano.
La sua sartoria fu frequentata da Morandi, de Chirico, Balla, Casorati, Boccioni, de Pisis e Sironi.
Dicevamo di via Bigli, a pochi metri da via Monte Napoleone, a Milano. Tosi per la sua sede scelse un luogo di grande fascino, il salotto della Contessa Maffei. Nelle stanze di questo appartamento, dal 1834 al 1886, si alternarono come ospiti artisti, letterati, patrioti del Risorgimento, che trascorrevano le serate a parlare di arte, letteratura e politica. Qualche nome: il pittore Hayez, Honoré de Balzac, Alessandro Manzoni, Giuseppe Verdi…
Questo libro, questa testimonianza così particolare, ci racconta l’epoca d’oro della sartoria italiana. Quando l’artigianato e l’arte andavano a braccetto, e il livello di sarti e di clienti era il massimo, sotto ogni punto di vista.
Se siete interessati all’acquisto del libro potete contattare la Fondazione che leggete in copertina, pare siano rimaste ancora delle copie.