Il Bicchiere Di_Verso presenta Stilemaschile
Alfredo de Giglio ha firmato sul finire dell’anno una bella introduzione ad una nostra intervista ad un artigiano pipe maker. Abbiamo deciso poi di intervistarlo sul progetto editoriale di cui è direttore, e che vi invitiamo a scoprire, Stilemaschile. Un sito che racchiude lo spirito dell’immaginario maschile e della sua formazione.
Cosa manca nella società di oggi che giustifichi un così grande ritorno ai valori dell’eleganza maschile?
Mancano i riferimenti etici e sociali, erosi da tanti anni di contestazione alle autorità, a qualsiasi livello e di qualunque genere. Quelle che una volta erano chiamate agenzia di socializzazione sono diventate fucine di alienazione. Ad un micro livello, manca l’educazione con sé stessi e nel rapporto con l’altro sesso. Quando vado in giro osservo il comportamento umano, deformazione professionale, dato che la mia estrazione è quella sociologica, e rimango stupito dal ‘work in regress’ in cui stiamo sprofondando. Uomini che a 50 anni suonati indossano le felpe e masticano la gomma; donne che sputano per terra; uomini che si siedono ed iniziano pure a mangiare prima della donna; nessuno che sa più come tenere le posate… Da una parte abbiamo compiuto progressi tecnologici impensabili, dall’altra siamo sempre più svuotati. Non abbiamo più certezze e questo ci porta a vivere, come sostiene Bauman, una esistenza liquida, senza punti fermi, che scorre fluida verso l’anomia e l’anemia. L’uomo, durante la sua storia millenaria, si è costruito un apparato sociale fatto di piccoli grandi eventi che ne scandiscono l’esistenza, cerimonie di varie entità, a cui si attribuiscono valore variabile. Per questo ci si comporta in modo differente e ci si veste in modo differente. Dal ’68 in poi questi appuntamenti sono diminuiti di numero e quei pochi rimasti hanno perso il senso. L’uomo senza ritualità è un barbaro. Così oggi siamo al punto che davanti ad una commissione di esami, ad un funerale, ad un colloquio, ad una cena di lavoro, ad un matrimonio, ci si veste sempre uguale, si parla sempre con il medesimo lessico e si agisce nell’identico modo. In poche parole, abbiamo perso secoli di storia, di progresso umano, in otto lustri. Questo si avverte in tutte le arti maggiori. Pittura e scultura e musica sono pressoché morte. Come il cinema. L’abbigliamento maschile è stato forse l’unico campo per il quale il ‘900 (almeno la prima parte) è stato un secolo illuminante. Si è portato a compimento un progresso estetico affascinante. Che puntualmente abbiamo rovinato. Esistono ancora uomini eleganti? Pochissimi, che non sono rappresentati dai mass media, dediti a spingere un tipo di uomo più adatto al mercato, massificato. Ricordo spesso che eleganza deriva da eligere, scegliere. L’uomo elegante non sceglie solo come vestirsi (fondamentalmente su misura e dal sarto), ma anche cosa fumare, come arredare casa, come passare il proprio tempo. E’ il contrario dell’uomo eterodiretto che impera oggi e che si fa scegliere la cravatta dalla moglie e la giacca dallo stilista. Non è guidato ma indica lui la strada. Ecco, oggi, in questo preciso momento storico, c’è una crepa, piccolissima, nel sistema. Sempre più uomini vogliono riappropriarsi del loro essere e della loro storia. Si sono accorti degli inganni del sistema mercato e vogliono incidere sulla propria vita. Per quanto concerne l’abbigliamento, che costituisce un corollario dell’esperienza maschile, siamo alla riscoperta di alcuni valori come quelli della sartoria e del fatto a mano. Che non sono fini a sé stessi, si faccia attenzione, ma rappresentano il ritorno al lavoro concreto e soprattutto al collegamento inscindibile tra artigiano e committente. Non si vuole più indossare una camicia fatta in Cina da un marchio inglese di proprietà malese, tanto per fare un esempio, ma un’opera unica con il miglior tessuto e la manodopera più esperta che plasma sulle esigenze del cliente il prodotto finale. Va da sé che una maggiore attenzione alla qualità dell’abbigliamento, che ora è fatto per durare anni e non qualche settimana, si riverbera anche in altri contesti maschili.
Chi è il maschio oggi, quello riconosciuto dalla massa e il maschio elegante?
La cosiddetta parità dei sessi, un ossimoro bello e buono, ha eliminato le caratteristiche migliori che connotavano uomo e donna. La femminilità è pressoché scomparsa. Così come la virilità. Elementi non da intendersi a livello riproduttivo ma comportamentale, individuale e sociale. Il maschio elegante è un animale in riserva, una specie quasi del tutto estinta, come il panda, solo senza il WWF a difenderlo. La riconoscete non solo per come si veste ma per come vive, o cerca di farlo. Prende delle decisioni, e questa è già una gran cosa, persegue lo stile di vita che gli è più consono, cerca di scendere a compromessi il meno possibile. Si assume il peso del fallimento, eventualmente. Cerca, in sintesi, una lotta quotidiana coi suoi simili e soprattutto con le donne per affermare la propria personalità. Già, perché le donne sono forse la causa principale della mancanza di gusto dell’uomo occidentale. Con i suoi dis-gusti dis-educati da stilisti gay, la donna pretende di riconoscere una bella cravatta o un bel tessuto. Ecco il cavallo di Troia con cui i grandi marchi sono entrati nell’armadio degli uomini: le donne. Dalla cravatta al profumo, dalle mutande ai pantaloni, dalle scarpe al cappello. Regali di amiche, fidanzate, mogli, mamme. Da gettare nella pattumiera. Dal vestito buono di una volta si è passati alla t-shirt cinese con una enorme etichetta sul petto, che neanche si stira. Qualcuno particolarmente illuminato, che risponde al nome di Giancarlo Maresca, una volta disse: “Se una donna esclama: Carina quella cravatta! Andate subito a cambiarvela!” . Non è detto che l’uomo elegante riesca sempre a vincere le insidie del mercato e soprattutto quelle femminili (ben più decisive…), ma almeno ci prova. Il mercato è troppo grande e forte da combattere in toto. Le donne troppo importanti da assecondare. Talvolta si deve soccombere, ma è in quelle poche volte che vince che l’uomo elegante crea la propria e durevole personalità.
Quando è nato Stilemaschile e cosa si è prefissato?
Il progetto Stilemaschile è nato più di due anni fa. All’epoca, per conto di un’agenzia, mi occupavo a tempo pieno di comunicazione integrata per grandi aziende e dirigevo l’house-organ del sigaro toscano (Amici del Toscano). Pian piano inserì in questo periodico vari articoli di cultura maschile, molto ricercati anche grazie alla collaborazione del Cavalleresco Ordine delle Nove Porte. Piacquero molto. Così mi venne l’idea di portare tali argomenti su una testata autonoma e registrai dominio e logo. Purtroppo gli impegni di allora non mi permisero di andare avanti. Solamente nel 2010, grazie all’ausilio tecnico di Massimo Stasi e di Emanuele Bella (rispettivamente grafico e web master), l’idea astratta è diventata tangibile. Ruolo fondamentale hanno giocato il già citato Ordine Cavalleresco, l’unica associazione che dal 1997 si batte a difesa dei valori maschili, e alcuni suoi rappresentanti (diventati nel frattempo collaboratori del progetto) come, in ordine di incontro, Italo Borrello, il Maestro sarto Giovanni Celentano, Giancarlo Maresca, Salvatore Parisi. Decisivi nella mia formazione estetica. L’obiettivo di Stilemaschile è duplice: stanare quel germe elegante che alberga in molti lettori, e a loro insaputa purtroppo, facendo sì che esca alla scoperta una volta per tutte. Ma anche affinare il gusto e la conoscenza di coloro che sono sulla giusta strada dell’eleganza. Fornire un luogo di incontro per quelle aziende che operano ancora oggi nel rispetto dell’individualità e dell’artigianalità. Sono realtà medio-piccole spesso schiacciate da un mainstream senza particolare qualità che però occupa il mercato dei media tradizionali, tra l’altro poco interessati alle nostre tematiche. Preciso che Stilemaschile non si occupa solo di abbigliamento ma anche di filosofia, storia, cinema, letteratura e cultura nell’accezione più ampia.
Come vengono scelti i suoi collaboratori?
Per la vita che conducono e gli obiettivi che hanno. Non è necessario che facciano i giornalisti, anzi, meglio di no. La gran parte della redazione è composta da professionisti che coltivano il proprio lato di homo elegans attraverso una ricerca costante del bello, in ogni campo.
Che tipo di riscontro ha avuto dai lettori?
Molto buono. In meno di tre mesi il progetto Stilemaschile ha toccato i 20.000 utenti, senza alcuna campagna di promozione e se consideriamo il tema non proprio alla portata di tutti. La qualità degli interventi, sia via email che per post, è alta e dimostra che molti uomini sono stufi di ciò che gli si propina quotidianamente tramite i mass media e i leader di mercato.
Quali sono le novità che dobbiamo aspettarci da Stilemaschile?
Come detto, siamo giovani. La nostra è una novità sotto più aspetti, a cominciare dal formato. Siamo il primo bimestrale online con un blog di approfondimento quotidiano. Gli articoli non hanno link né filmati ma sono tradizionale nella lettura. La sua periodicità, sul web, può sembrare un controsenso ma è invece una scelta ponderata per far riscoprire il gusto dell’approfondimento e dell’analisi. Detto questo, abbiamo in serbo numerose nuove iniziative che vedranno la luce nel corso dell’anno. La prima riguarda la serie di incontri del nostro Club (il blog http://ilclub.stilemaschile.it) in cui appassionati e aziende si incontrano per parlare, di volta in volta, di un aspetto dell’universo maschile. Iniziamo la seconda metà di gennaio 2011 a Roma, e il tema sarà quello della scarpa artigianale. Poi apriremo un canale video su Vimeo per filmati in hd che testimonieranno il know-how delle aziende che entrano a far parte di Stilemaschile. A seguire una newsletter, l’e-commerce con prodotti unici e di stile, nuovi collaboratori di primissimo livello, la pubblicazione dei libri di Stilemaschile (in edizione limitata), nuove aziende che stanno per entrare nel Club di Stilemaschile… E concludo anticipando che con il Maestro sarto Celentano abbiamo studiato il prototipo della giacca Stilemaschile, una giacca weekend in tessuto inglese rustico, adatto alla vita elegante all’aria aperta.
Fumare, bere, vestire… a cosa non rinuncerebbe mai e perché?
Come dire: mangiare, bere, respirare. A cosa rinunceresti? Accetto comunque la domanda e rispondo: vestire. Perché un abito maschile racchiude tanti mondi, complessi e affascinanti. Prendiamo una giacca. Potremmo stare ore ad analizzarla tutta e sicuramente, dalla scelta del tessuto alle rifiniture, capiremmo tantissimo delle persone che l’hanno prodotta, di colui che l’ha commissionata, dell’epoca in cui è stata realizzata…
I consigli di Stilemaschile per l’uomo elegante (ovvero cosa non farsi mancare).
Più che consigli noi diamo indicazioni. Sarà poi l’uomo di gusto a scegliere. Noi siamo per il classico, non per le classifiche. Qualche indicazione sul nostro pensiero posso però darla. Innanzitutto l’uomo deve avere una buona cultura letteraria, musicale e cinematografica. L’eleganza, ripeto, è un fattore estetico complesso, che si basa sulla conoscenza del passato. Siccome per noi forma e contenuto sono strettissimamente legati, allora serve una personalità curiosa in ogni rivolo dell’esser uomo. L’uomo elegante non esibisce mai marchi e marche. Per lui l’etichetta è il modo di comportarsi da gentleman, non uno status symbol. L’homo elegans è discreto anche nelle sue eccentricità. Infine, in ogni frangente della sua vita quotidiana cerca di mantenere lo stesso contegno, sia se gioca con i figli che se partecipa ad una riunione di lavoro. Per quanto riguarda l’abbigliamento, non può farsi mancare tweed in inverno e lino in estate. Non si scopre con i primi caldi e in città si veste sempre da città: giacca e cravatta. Infine, rifugge con forza tutti i tessuti superleggeri e multi-stagione e il cachemire.
Una frase per venirvi a trovare.
Solo il nome: Stilemaschile.
Buona scelta. IBD