Riprendiamo gli aventi con gli amici di Vitale Barberis Canonico, e il 15 novembre parleremo di whisky giapponese e di tessuti italiani in 21 Micron, una unicità di cui abbiamo già parlato in passato.
Ora vi presentiamo i whisky che degusteremo, con cenni storici della distilleria che li produce.
Chi volesse partecipare può prenotarsi anche presso di noi (direttore@stilemaschile.it, redazione@stilemaschile.it), oltre che all’indirizzo riportato nella locandina.
AKASHI WHISKY
(White Oak Distillery)
Akashi – Giappone
La storia del whisky giapponese comincia con l’odissea del giovane studente di chimica, Masataka
Taketsuru, il quale nel 1918, dopo la Prima Guerra Mondiale, si recò in Scozia spinto dal desiderio
di imparare il metodo della produzione di acquaviti di malto.
Dopo due anni fece ritorno al suo paese d’origine, dove Shijiro Torii, fondatore di Suntory,
approfittò del suo know-how per aprire la distilleria Yamazaki nel 1924.
Dopo questo primo tentativo come dipendente, Taketsuru si decise a fondare la sua distilleria,
Nikka, rinomata oggi per la qualità dei suoi whisky di malto.
Il vero boom di whisky in Giappone avvenne però solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, una
volta ritrovata la prosperità.
Taketsuru è considerato il padre del primo whisky giapponese ma non è il primo ad aver distillato
del whisky; dobbiamo risalire infatti al 1919 e alla Distilleria White Oak.
Distilleria White Oak
La distilleria White Oak venne fondata nel 1888 ma produce whisky in modo tradizionale e in
piccole quantità solo dal 1919. L’effettivo processo di distillazione ha inizio invece nel 1984, anno
in cui la società ha costruito un nuovo stabilimento, una moderna unità specificamente dedicata
alla produzione di whisky di malto. Prima di allora, tutto il whisky prodotto era utilizzato in una
varietà di miscele conosciute col nome di “Quercia Bianca”.
La distilleria appartiene all’azienda Eigashima, istituita nel 1679 e uno dei più antichi produttori di
sakè in Giappone, nella città di Akashi.