Piccolo ciclo di incontri con i nuovi maestri sarti.
Nuovi per la giovane età, ma con lunghe esperienze da vantare.
In questa prima chiacchierata, Massimo Pasinato di Vicenza ci racconta in prima persona la sua carriera, dagli inizi appena quattordicenne ad oggi.
Sono nato il 30 gennaio del 1975. Ho iniziato a lavorare nell’89 all’età di quattordici anni, dopo aver finito le scuole medie. Arrivo da una famiglia di artigiani, mio padre è un falegname mentre mia madre è sarta. Fin da bambino ho sempre avuto una grande manualità. Ricordo che mi chiudevo nel garage di mio padre dove al tempo teneva i suoi attrezzi da lavoro e mi mettevo ad armeggiare con qualsiasi strumento mi passasse tra le mani. Avevo anche iniziato (avrò avuto meno di dieci anni!) a fare dei piccoli braccialetti in pelle che addirittura consegnavo a domicilio agli altri bambini, che me li commissionavano. Perciò alla fine delle medie gli insegnanti mi avevano appunto consigliato di intraprendere una scuola a indirizzo artistico, ma alla fine seguii il consiglio di mia madre di mettere in pratica la mia spiccata manualità nella sartoria in cui lei lavorava. Così a settembre, dopo le vacanze estive, iniziai a lavorare nella sartoria Gino Calabresi di Vicenza. La fortuna di iniziare da giovani in un qualsiasi laboratorio artigianale è quella di poter acquisire una grande manualità e velocità, cosa che da adulti non si riesce più a fare.
Il signor Calabresi è stato il primo maestro che mi ha formato, ma non è stato il solo: ero seguito in primis da mia madre e dalla moglie di Calabresi. La voglia di imparare era tanta, così decisi di iscrivermi a una scuola di taglio e cucito tenuta dal maestro sarto Ottavio Ossato, a Vicenza. In questo modo potevo combinare il lavoro pratico che imparavo in sartoria e le basi teoriche della modellistica che acquisivo a scuola. Ero riuscito in un solo lavoro a unire la mia grande manualità, la voglia di creare e costruire qualcosa di mio da zero e, allo stesso tempo, la passione che nutrivo per i film degli anni ’60 e ’70, e in particolare per la grande eleganza di molti attori dell’epoca. Ricordo ancora oggi le notti a guardare di nascosto Jerry Lewis e Dean Martin che cantavano e ballavano sempre in giacca e cravatta: mi sarebbe piaciuto molto poter essere stato il loro sarto… Comunque, l’esperienza che stavo accumulando mi permise, più o meno a 16 anni, di prendermi la prima grande soddisfazione: tagliai e confezionai la mia prima giacca. Ricordo ancora oggi una bellissima giacca in puro pelo di cammello!
Nel ’95 arrivò il momento di fare il servizio di leva, e alla fine di quell’anno di pausa volli fare un passo in avanti. Così, in accordo con il maestro Calabresi, decisi di rilevare la sua attività. Alla fine del ’98 il nome sul campanello divenne “Sartoria Calabresi di Massimo Pasinato”: devo ammettere che i primi anni furono molto difficili viste la giovane età e la poca esperienza, ma ebbi la fortuna di avere clienti di ottimo gusto che mi hanno visto crescere da ‘bocia de bottega’ fino a darmi poi fiducia come loro sarto. Anche grazie a loro potei fare un altro grande passo: il trasferimento nel 2005 nell’attuale sede, recentemente rinnovata. Cercavo un locale più luminoso e spazioso, con la possibilità di dare ai clienti il massimo servizio.
Ovviamente il mio lavoro non si impara solo in bottega e c’è bisogno di continuare a evolversi. Per questo ho frequentato delle importanti scuole di taglio come la “Ligas” di Torino e l'”Istituto Secoli” di Bologna. Ho appreso molto anche dai manuali di taglio di grandi sarti come Gregorio Luzzi, oltre che dai miei colleghi. Non posso dimenticare l’amico Francesco Giorgi di Trieste, per avermi sempre spronato a crescere, e il collega di Vicenza Antonio Grieco, per la sua capacità di trasmettermi la sua esperienza. Importante anche la mia esperienza all’interno della Camera Europea dell’Alta Sartoria (CEDAS) dove ho condiviso saperi e speranze con altri Maestri Sarti italiani.
Questo bagaglio di esperienze mi aiuta ora a seguire i nuovi, giovani clienti che si avvicinano a questo mondo meraviglioso (facendo anche abbassare l’età media della clientela, che va dai trentacinque anni in su). Ammiro molto anche l’amico e collega romano Gaetano Aloisio, perché ha realizzato quello che forse è il sogno di ogni sarto: aprire una sartoria prestigiosa e dare lavoro a molte persone. Quando ho iniziato io a lavorare, molti sarti cercavano di fare un passo in avanti aprendo dei laboratori di confezione. Io invece ho voluto continuare a portare avanti la tradizione del su misura fatto a mano. Questo è il lavoro che mi piace fare e che oggi mi ripaga di tanti anni di sacrifici.
Ancora oggi la cosa che amo più fare e che più mi impegna è proprio il taglio; mentre lo stiro finale del capo è la cosa che mi distende e rilassa come conclusione di un percorso creativo. Una caratteristica particolare della mia giacca che faccio spesso notare ai clienti è che deve rimanere sempre ben attaccata al collo e dare il massimo movimento alle braccia senza dare alcuna costrizione. Porto anche avanti la tradizione veneta di una giacca dalla linea molto pulita e ben costruita, completamente cucita e rifinita a mano con punti precisi e perfetti. Sono contento quando trovo un cliente che accetta i miei consigli e che si lascia vestire in base alle giuste proporzioni che il suo fisico gli impone.
Il momento più appagante con il cliente è quando si conclude un percorso fatto insieme: dalla scelta del tessuto, alla definizione del modello, alle decisioni prese nelle prove, fino a vedere la soddisfazione di colui che indossa il capo finito. Ciò nonostante, perché un uomo sia elegante, secondo me, la prima cosa che deve fare è prendersi cura del proprio guardaroba. Non c’è niente di peggio che vedere una persona con un vestito in disordine e mal stirato.
Stiamo vivendo anni di riscoperta del fatto a mano, delle tradizioni e del bello, valori che si erano persi con l’inizio di questo nuovo secolo. Per quanto senta spesso dire che la sartoria del futuro è quella del su misura industriale, io credo che il lavoro del sarto non scomparirà finché ci saranno del clienti molto competenti ed esigenti. Confido nelle nuove leve per poter dare continuità a questa arte che altrimenti rischia di sparire nel prossimi dieci anni, visto il mancato cambio generazionale che stiamo vivendo.
Io a 41 anni, con quasi 28 anni di lavoro ed esperienza alle spalle, mi ritengo una mosca bianca e per nulla al mondo cambierei lavoro!
SARTORIA PASINATO
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