Ci siamo più volte soffermati sul binomio blazer-scarpe. In posta privata, nei post, ma soprattutto nel nostro primo quaderno, interamente dedicato alla giacca sportiva per eccellenza. Ovunque abbiamo sostenuto che il blazer blu (e ancor di più le varianti nautiche più colorate) vada abbinato a scarpe marroni. A mo’ di dichiarazione definitiva, citavamo nel quaderno un simpatico passo del libro di Tatiana Tosltoi, Manuale di Eleganza maschile (che in calce replichiamo). Questa regola, derivante dall’origine del capo in questione, è stata però più volte trasgredita.
Due esempi:
Nonostante il colore sia nero, il modello della scarpa (mocassino nel primo, con fibbia nel secondo) è senz’altro sportivo, rispettando almeno in parte lo spirito di quello che andavamo dicendo. Continuiamo ad affermare che non siamo d’accordo con questa soluzione, ma…
Completamente diversa è invece la questione della giacca blu, che un nostro lettore ci ha chiesto di spiegare. Con il collage in apertura, dimostriamo chiaramente che una giacca blu, con bottoni non metallici, non è un blazer, ma una giacca blu tout court, che in epoca ‘classica’ (i figurini sono degli anni ’30 del secolo scorso) poteva essere abbinata a pantaloni di flanella bianchi e scarpe nere, per occasioni semi-formali, preferibilmente di giorno.
Manuale di Eleganza Maschile
(Tatiana Tolstoi, Sonzogno, 1988)
«… L´eleganza nel vestire la si conserva persino in Egitto e non lo si può negare guardando Victor, al quale si darebbero facilmente vent´anni di meno. Non molto tempo prima era stato ricoverato in ospedale al Cairo, come mi aveva raccontato uno dei suoi conoscenti quando non avevo ancora incontrato lui in persona, e gli amici lo avevano giudicato abbastanza anziano e abbastanza male in arnese da aspettarsi di dovergli dire addio. Uno di loro socchiude la porta della camera e si avvicina con molta attenzione al capezzale. Starà dormendo, Victor, oppure è in coma, si domanda l´amico, ma lo rassicura immediatamente un occhio che si apre, poi l´altro. Dopo qualche frazione di secondo, con gran sollievo dell´amico, Victor lo riconosce. «Raouf, dice, promettimi una cosa … ” Che non si prometterebbe in simili circostanze? L´amico si china su Victor e, poiché immagino che gli sia difficile parlare, lo vedo piuttosto prendere a mo´ di risposta la mano del malato e sforzarsi di sorridere per raccogliere il suo testamento spirituale. Distrutto dalla malattia, Victor tarda a consegnare il messaggio. Chiederà forse che l´amico si prenda cura di una persona cara? Che prosegua un´opera da lui intrapresa? Gli parlerà della vita, dell´amore, di Dio?
“Raouf, promettimi di non portare più scarpe nere con un blazer.»