Con la collaborazione di Lorenzo Villa.
L.V.: Questo scambio di idee sui grandi profumi è una strada nella storia su cui si compie un viaggio senza fine.
Non posso che approvare le tue parole sulle ultime creazioni della maison Creed (leggi Millesimati). A proposito di Tabarome M., la mia profumiera di fiducia mi ha donato un campione da testare. Ebbene, il responso è negativo, troppa confusione, troppa volontà di stare sopra le righe, troppa “modernità”. Gli ingredienti saranno naturali ma il jus appare troppo commerciale, quasi sintetico e pesante. Inutile illudersi, a mio parere Creed non è più quello di un tempo. Come hai detto tu, basta annusare un po’ di Tabarome Vintage per capire le nostre parole.
Peccato perdere questo allure.
Lavanda, amore mio !
Saponette e profumi costellano anche il mio bagno. In più la utilizzo spesso anche come profumazione. In particolare apprezzo “Old English Lavender Water” di D.R. Harris. Lo hai mai provato ? Lavanda con un tocco finale di musk. Senza tempo, una presenza rassicurante, una grande colonia. Ottima anche quella di Czech&Speake, leggasi Oxford&Cambridge, e la miliare Yardley. Purtroppo quest’ultima non riesco più a trovarla.
Due proposte per un tuo commento, una gloria francese ed una, più sconosciuta, italiana: Eau Sauvage di Dior e Rose & Co. Manchester Toliet Water.
Impossibile non conoscere il primo, un autentico capolavoro che ancora stupisce, rapisce e trasuda classe maschile. Quelle note esperidate iniziali si staccano su di un fondo legnoso e di vetiver, dividendo il profumo in due parti che si rincorrono sempre. Il mattino, con una bella spruzzata di Eau Savauge, diventa un grande mattino.
Nella seconda subisco il fascino di questa rosa, discreta ma vibrante, dolce ma virilmente decisa. Due ottimi classici.
L.B.: Di Rose & Co. ho usato spesso il bagno schiuma. Confesso di non aver ancora provato questa colonia, anche se trovo accattivante la complessità che emerge dalla tua descrizione e, soprattutto, quella “rosa che elude il fiorito per farsi maschile” di cui parlasti in altre occasioni.
Non conosco la Old English Lavender di Harris, anche se nutro grande simpatia per questa serissima casa inglese, di cui ho provato qualche volta Arlington, un fougère che, guarda caso, contempla la lavanda nella sua composizione. Non posso pensare alla profumeria-farmacia di S.James Street senza ricordare uno dei miei incontri più diretti e decisivi con l’eleganza maschile classica. Fu infatti in una delle mie soste da D.R. Harris che incrociai un anziano gentiluomo la cui eleganza sobria e “splendidamente inglese” quasi mi stordì: Chesterfield spigato grigio medio, ravvivato da un garofano rosso vivo infilato nell’asola del rever, feltro nero, guanti scamosciati color perla, francesine nere, bastone da passeggio, tutto portato con rara disinvoltura. Chiacchierava da habitué con il commesso, spandendo nel negozio un’aria e un gusto d’altri tempi. Un vero homo elegans, ormai difficile da incrociare perfino nel cuore del Mayfair.
Tornando alla lavanda, Ti suggerisco un test della recente creazione di Penhaligon’s, Lavandula, riuscita fusione della lavanda con note speziate (cannella, pepe nero, basilico) su un fondo di muschio, ambra, fava Tonka e vaniglia.
Concordo con Te circa Eau Savage: un intramontabile, meraviglioso classico della profumeria, dal carattere unico e dalla personalità possente. Lo associo, quanto a incredibile potenza evocativa, a un’altra essenza indimenticabile: Sandalwood di Elizabeth Arden. Sia chiaro, mi riferisco al Sandalwood che era in commercio fino a venti anni fa e che ho avuto modo di “annusare” da vecchi flaconcini in possesso di Salvatore Parisi. Quello di oggi, che svanisce nell’arco di secondi, ne è un pallidissimo ricordo e forse rappresenta proprio il paradigma del tramonto dell’arte classica della profumeria.
L.V.: Non ho mai avuto modo di annusare Sandalwood di Arden, tuttavia molti me ne hanno parlato entusiasticamente. Trovo piacevole quello di Geo F. Trumper, casa che ha un grande posto nel mio cuore profumato. La bottega di Curzon Street porta avanti il british style come se nulla fosse cambiato. Ne è un esempio una delle loro ultime fragranze, GFT, nata negli anni duemila con la coscienza e la filosofia di cento anni fa. A proposito, l’hai mai sentita ? Se ami gli agrumi e la lavanda, qui giochi in casa. A proposito di Londra, mi sembra di vederlo quel gentiluomo…è un po’ che manco dalla capitale britannica. E’ cambiata così tanto ? Al di là dei suoi quartieri alla moda, al di là della sua cinetica da capitale mondiale, c’era una Londra – parlo di qualche anno fa – che ancora sopravviveva e manteneva immobili tradizioni e storie dell’homo elegans.
Ritornando ad Harris, credo che poche altre case hanno in catalogo così tanti prodotti perfetti, da aftershave milk alla linea Arlington passando per la Rosa e la Lavanda. Adesso che ci penso, Rose & Co. Manchester produce anch’essa una lavanda, è l’Old English Lavender. Ottima, seppur leggermente rivisitata, fané e aristocratica.
Ti propongo un gioco: che profumi assoceresti liberamente a quel gentiluomo inglese ?
Evocazione è anche questo, la capacità di dar forma ad un’idea.
L.B.: Il gentiluomo sembrava sospeso in un alveo impenetrabile. Lo distinguevano un portamento quasi militare (un generale in pensione?), il modo misurato di muoversi. Assolutamente incurante di quanta eleganza sprigionasse la sua figura, dimentico di qualsiasi regola dell’abbigliamento eppure icona di tutte le regole auree.
Gli abiti – a giudicare dallo splendido soprabito che li celava alla mia vista – saranno stati sicuramente di taglio perfetto (Poole, Anderson & Sheppard?), eppure carichi di passato, sicuramente realizzati qualche decennio addietro, anch’essi deliziosamente fuori dal tempo, quasi “polverosi”.
Immagino quell’uomo sprofondato in un’avvolgente poltrona di cuoio, sullo sfondo della boiserie di uno dei più antichi club di S.James, un quotidiano, una pipa, un paio di occhialini d’oro, un tre pezzi gessato grigio scuro leggermente usurato. Un simile quadro, che evoca aromi di legno, di cuoio, di tabacco, mi fa pensare immediatamente a un classico di Creed, come Cuir de Russie, cuoiato e legnoso. Volendo concentrarsi sul “magico quadrilatero londinese”, penso a 1805 o Grafton di Truefitt & Hill, classici legnosi, speziati, ma con aperture agrumate, o, ancora, a Mr. Taylor di Taylor, in cui lavanda e incenso si adagiano su un fondo legnoso, fatto di cedro, sandalo e patchouli (la crema da barba in questa profumazione è tra le mie preferite!), o, infine, a Elite di Floris, anch’esso legnoso, con note di patchouli e lavanda. Patchouli, altra essenza del mio cuore!! Adoro Antique patchouli di Nereides, che associo immediatamente e immancabilmente a Salvatore Parisi. Un’associazione talmente immediata da farmi rinunciare a portarlo, sembrandomi di “rubare” qualcosa al carisma dell’ininmitabile Salvatore!
Ma torniamo al nostro gentiluomo londinese!. Mi accorgo che la mia immaginazione insegue una Londra che obiettivamente non c’è più (“finis”, direbbe il nostro amato Franco Forni??). Forse proprio per questo quel gentiluomo mi colpì così tanto: le mie più recenti passeggiate londinesi sono state avvilenti. La – ormai quasi certa – caduta dell’obbligo di cravatta finanche nei club, il generalizzato divieto di fumo, il ciabattare dei turisti in quelli che una volta erano templi dell’eleganza, impenetrabili ai più, e oggi ridotti a mendicare le attenzioni del miliardario russo di turno, che delega, arrogante, alla propria accompagnatrice la scelta di qualche centinaio di cravatte da Turnbull & Asser o di una decina di paia di scarpe da Lobb, forte dell’equazione “eleganza=capacità di spesa + esibizione + giovanilismo + desiderio di stupire a ogni costo”. Questo è ciò che Londra oggi offre a chi la guardi e la visiti con gli occhi dell’innamorato (con i quali l’ho sempre vista e visitata io…).
E’ tuttavia consolante, da un lato, constatare che la tradizione e il rispetto della propria storia in quei templi non sono morti del tutto; dall’altro, che ci sia uno sparuto manipolo, come noi, disposto a tollerare qualsiasi oltraggio al proprio immaginario, in nome del rispetto che comunque si deve a una città che, benché avviata verso il patibolo della globalizzazione-omologazione, tanto ha esaltato, nel tempo, il mondo e il piacere maschile.
A proposito di Londra e di quanto essa è cambiata, Ti consiglio la lettura di un libro uscito qualche anno fa da Garzanti, intitolato “La nuova Londra. Capitale del XXI secolo”, di Marco Niada.
Ho qui qualche informazione tratta dalla scheda di presentazione del volume, che riporto:
“Capitale del più grande impero della storia, dopo la fine della Seconda guerra mondiale Londra sembrava destinata a un inevitabile declino. Invece oggi è probabilmente la città più dinamica ed eccitante del pianeta: moltiplica la ricchezza, detta mode e tendenze, attira sceicchi arabi, oligarchi russi e finanzieri da tutto il mondo, coltiva talenti e lancia artisti, offre un modello di dolce vita multietnica, regala la migliore finestra sul mondo. Capitale del capitalismo, della musica, dei media, della pubblicità, Londra è un cantiere a cielo aperto in continua trasformazione, dove trionfano giardini e grattacieli, villette e stadi (per le Olimpiadi del 2012), e si afferma una nuova classe dirigente (fatta in buona parte da italiani di successo)”.
Forse queste righe, con i loro riferimenti a sceicchi arabi e (manco a farlo apposta) a oligarchi russi, confermano le avvilenti considerazioni che già Ti avevo esternato. Non metto in dubbio che Londra sia la capitale del XXI secolo, ma il problema, secondo me, è proprio questo: il XXI secolo non offre all’uomo di gusto, dedito ai piaceri classici dell’immaginario virile, nessuna prospettiva, nessuna via di salvezza… .
L.V.: Ho letto da più parti di questa situazione di Londra, lanciata come non mai a capitale mondiale; taluni che la frequentano assiduamente sostengono che come design, arte, moda e vita, abbia superato New York. Credo che quella poca “polvere” che rimane negli storici avamposti del gusto maschile sia dura da eliminare ma non vorrei che il lento, ma inesorabile, sciame di denaro che la investe sia in grado di toglierla per sempre. In realtà di cose da vedere per i nostri occhi ce ne sono ancora molte, diciamo che bisogna sapere dove andare e cosa chiedere.
Toilet Water di Rose&Co. è una colonia affascinante, profondamente nobile ed un pizzico blasé. Ecco, anche quest’essenza l’accosterei al gentiluomo di Harris. Non trovi? In più ti lancio una provocazione, Gentleman di Givenchy. Austera, forte, dura di cuoio, tabacco e patchouli crea un allure decisamente virile da più di trent’anni. Tu cosa ne pensi ?
In più non dimenticherei Blenheim Bouquet di Penhaligon’s. Da sempre il profumo dell’Inghilterra, lo trovo più che mai adatto ad un militare, ad una persona di grande autorità.
Non conosco il patchouli di Le Nereides. Hai mai provato quello di Santa Maria Novella ? A mio parere il migliore sul mercato.
L.B.: Blenheim Bouquet! Come non averci pensato! In effetti, il tipo fisico era abbastanza “churchilliano”, per imponenza, impostazione militare, inevitabile capacità di catturare l’attenzione.
Non conosco l’esatta composizione di Le Nereides, ma riconosco che si tratta del patchouli più “caldo”, coinvolgente, affascinante che conosca (i miei principali termini di paragone sono i patchouli di S.Maria Novella, di Reminiscence e di Lorenzo Villoresi). Un patchouli decisamente in grado di reggere il confronto è quello di una casa artigiana romana, Durante, che ha nella Capitale alcuni punti vendita con il marchio “Profumum” (www.profumum.com) e che si distingue per la scelta di ingredienti naturali e per l’assoluta originalità (un po’ eccessiva per i miei gusti) delle fragranze. Tra le essenze più particolari (tralascio quelle fatte per stupire, dai nomi intuitivamente rappresentativi, ma anche dal gusto immediatamente stucchevole, come “Acqua e zucchero”, Acqua di sale”, “Confetto”), ricordo – oltre all’ottimo Patchouli – l’Ambra aurea e il Santalum, che si distinguono per l’elevata concentrazione di essenza naturale e per la conseguente elevatissima persistenza. Composizioni più complesse (che purtroppo ignoro) sono Thundra e Antico Caruso. Il primo ha, sulla pelle, sviluppi stupefacenti, partendo da note che richiamano inequivocabilmente i funghi di bosco (!!). Il secondo è effettivamente evocativo quanto il nome fa immaginare, con note di mandorla e agrumi che – a mio parere – sfociano in un’ottima colonia tra l’agrumato e il Chypre.
L.V.: Non conosco la maison Durante. Ho dato una sbirciatina al sito che mi hai segnalato, trovandolo un po’ troppo vago per capire qualcosa ma certamente capace di incuriosire.
La piega del discorso è scivolata su essenze importanti, virili e senza tempo. Ebbene, che lista stileresti se dovessimo dar corpo ad un gruppo di profumi che rappresenti la maturità, la serietà, la forza, il fascino fané e un po’ old-style dell’homo elegans ?
Sembra una domanda facile, ma dar corpo ad una sensazione che si basa sulla personalità e sul modo di essere non è così immediata. Il mondo del profumo è vastissimo e nella sola profumeria di nicchia tanti sono i nomi che potrebbero rispondere a questo quesito. In realtà, la scia dell’homo elegans non è poi così varia e s’incanala su dei capisaldi ben fermi che tengono conto del suo status, della sua vita, della sua “fede”.
Dovrebbe essere un profumo non fuori dal tempo ma precisamente nel tempo di quell’uomo.
Difficile…una colonia che parla di un Uomo e non di una casa profumiera…uno sparo preciso che d’un colpo ci parli di un gentiluomo.
Tra pensieri ed idee ti lascio meditare un poco: “I profumi, i colori e i suoni si rispondono.”(C.Baudelaire)
L.B.: L’esercizio che mi proponi mi affascina e mi spaventa al tempo stesso. In effetti, come Tu stesso avverti, non è per niente facile associare una sensazione olfattiva alla personalità, alla storia e al fascino dell’homo elegans.
Personalmente, tenterei due strade.
La prima mi porta a privilegiare aspetti e criteri largamente soggettivi, associando uno specifico profumo a personalità particolarmente e inequivocabilmente rappresentative della stagione dell’homo elegans. Questo criterio mi porta a individuare prima di tutto uomini (necessariamente celebri, anche se è tra gli anonimi che l’arte di vivere si è effettivamente e massimamente celebrata nei decenni d’oro). Solo in seconda battuta penso ai profumi che la storia o l’immaginazione popolare hanno nel tempo affiancato o riferito a questi uomini. Molti di essi sono “icone” a noi comuni: Winston Churchill, il Principe De Curtis in arte Totò, Gianni Agnelli. A loro affiancherei alcuni degli attori che a livello internazionale meglio hanno incarnato l’essenza dell’homo elegans: Clark Gable, Cary Grant, David Niven, Fred Astaire. Vi sono però altri personaggi ai quali immediatamente associo quel fascino che Tu definisci fané e old-style. Pescando sempre tra gli attori, penso a Charles Laughton, a Rex Harrison, a Lawrence Olivier, a Vittorio De Sica. Tra i personaggi che hanno popolato la storia del ‘900 mi vengono in mente, quasi senza riflettere, Giacomo Puccini e Curzio Malaparte (mi accorgo ora che nessuno degli uomini che ho citato è vivente: ciò conferma il requisito essenziale in base al quale determinati personaggi rappresentano un riferimento per il nostro amato Ordine, e cioè l’essere morti o il non essere mai nati…).
Partendo dalla lista dei nomi citati, quella dei profumi risponde, dunque, in primo luogo al criterio della rappresentatività e del fascino dei personaggi che la storia ha voluto associare a ciascuna delle essenze: Blenheim Bouquet (W. Churchill), Tabac blond (Totò), 89 di Floris (G. Agnelli). Per gli altri personaggi, l’associazione segue sia l’emozione, sia l’immaginazione.
A Clark Gable e a Vittorio De Sica assocerei un profumo estroverso, dalla forte personalità, legnoso: penso al Sandalwood declinato dalle migliori case, ad Eau Savage di Dior, al Bois du Portugal di Creed. La discreta ma impeccabile eleganza di Fred Astaire e dei grandissimi inglesi (Niven, Olivier, Laughton, Harrison) mi riportano alle colonie classiche inglesi (Floris, Harris, Trumper, Taylor), al dominio assoluto della lavanda che sa di pulito (Yardley) ma anche alle note di Knize Ten; tra i francesi, alla brillante complessità di Parfum d’Orsay (n. 3 o Dandy), o a quella quieta e avvolgente di Monsieur di Rochas.
A Giacomo Puccini associo emozioni e passioni struggenti, sullo sfondo di una Torre del Lago incantata: l’Acqua di Colonia di S.Maria Novella (o anche l’Acqua di Colonia Russa) e, forse, l’Acqua di Parma (assoluta).
La figura di Malaparte mi porta a Capri, agli odori e ai colori di un’isola senza tempo, ma anche all’azione e alle note che ad essa si accompagnano: un agrumato speziato come Orange Spice o un imponente Tabarome original, entrambi di Creed? Non trascurerei nemmeno qualche fragranza mediterranea (Oyedo di Diptyque?).
E vengo alla seconda strada, che è quella di far parlare le essenze. In questo caso, il profumo è “solo”, non ha bisogno di alcun “ambasciatore” reale o immaginario. Una lista, a mio parere, dovrebbe riassumere le emozioni, il gusto, l’atmosfera dell’epoca d’oro dell’homo elegans.
Poiché un criterio è comunque necessario, potrei rifarmi a uno geografico, ovvero a uno più propriamente “olfattivo”.
In base al primo, tento una personalissima classifica che considera essenzialmente Inghilterra, Francia e America. Considero autentici capolavori Elite di Floris, Grafton di Truefitt & Hill, Mr. Taylor di Taylor, Tabarome original e Bois du Portugal di Creed, Vetiver e Habit Rouge di Guerlain, Pour un Homme di Caron, Arome 3 di D’Orsay, Eau Savage di Dior, Equipage di Hermes, Monsieur di Rochas, Sandalwood di Arden. Si tratta di profumi in grado di evocare un’epoca, anche se alcuni di essi sono stati creati quando quell’epoca era già tramontata.
Ad essi aggiungerei due o tre chicche: l’americano Old Spice, il Patchouli Antique di Nereides e… sospinto dall’onda delle emozioni ultrasoggettive, il dopobarba Floyd (quello arancione!!), cui associo forse il massimo della potenza evocativa, dal momento che la sua composizione (che candidamente ammetto di ignorare…) mi riporta a vecchie barberie di paese, a capelli (e cappelli) odorosi di brillantina, a “sorpassatissimi” abiti tre pezzi di cheviot, a uomini dall’esistenza anonima e lineare, assolutamente e serenamente protagonisti del proprio mondo (fosse anche solo quello familiare…).
Chiudo con una ulteriore, sintetica classifica in base al criterio che ho definito “olfattivo”: in questo caso, a farla da padrone sono la lavanda, tutte le essenze legnose, gli odori di cuoio. Escludo quindi quelle essenze (quali il patchouli) eccessivamente orientali per essere realmente rappresentative dell’epoca e della categoria di uomo che inseguiamo…
Ti prego di perdonare il disordine, la scandalosa parzialità, l’eccessiva confusione delle mie riflessioni, nate essenzialmente dall’emozione che l’intrigante tua proposta ha suscitato in me, piuttosto che da un’attenta meditazione. Considerale, quindi come una prima bozza, che tenta di “agguantare” con una certa difficoltà un tema “scivoloso”. Spero serva a circoscrivere e ad aggiustare il tiro su un tema tanto ampio quanto accattivante, in modo da rappresentare la base su cui intavolare le future nostre conversazioni “profumate”.
Attendo, a questo punto, con grandissima curiosità le Tue considerazioni e, soprattutto, la classifica che scaturirà dalla tua immensa competenza in materia.