Alcune usanze dell’abbigliamento maschile sono per fortuna andate perdute, anche se adottate da grandissimi uomini di stile.
C’è stata una fase, tra gli anni 60 e i 70, in cui l’abbinamento camicia-cravatta ha fatto registrare parecchie cadute di gusto. Un’eccessiva voglia di coordinamento dei due capi ha prodotto risultati che, ripetiamo, seppur opera di uomini eleganti, sembrano oggi ridicoli. Nell’abbigliamento è inelegante tutto quello che appare eccessivamente costruito e ricercato ma anche già pronto per servirsene: da qui il rigetto per la pochette uguale alla cravatta o alla camicia o per i papillon pre-annodati o per i calzini uguali alla cravatta…
Insomma, mentre l’imperfezione sa essere accattivante, l’eccessiva ricerca dell’effetto sortisce effetto antitetico.
Tornando al binomio succitato, ecco qualche esempio che oggi giudicheremmo a rischio di essere fotografati da qualche blogger internazionale in trasferta al Pitti:
Cravatta realizzata con lo stesso tessuto della camicia è veramente un rischio anche per due giganti come il Duca e Niven.
Dal film Modesty Blaise, Terence Stamp vestito da Doug Hayward, di cui abbiamo parlato ieri, uno degli artefici di questa moda.
Ton sur ton direttamente dai ’70 del secolo scorso.
Tale concezione dei due elemente si è poi evoluta negli anni ’80, in cui il monocromo nero (giacca/camicia/cravatta) o blu ha identificato orde di giovanotti con voglia di affermarsi.
In questi ultimi periodi, solamente qualche agente immobiliare et similia azzarda siffatte uniformi.