Un nostro collaboratore ci segnala una mostra interessante per più aspetti, che riguarda il connubio tra il mondo dello sport e quello dell’arte durante le Olimpiadi di Monaco 1972.
Se il pensiero di ognuno, anche per un solo momento, è rivolto oltremanica, mentre in ogni orecchio risuona la parola Olimpiade, forse, nella piccola Bergamo, l’occhio di qualcuno starà cadendo sulla mostra di Beatrice Bertasa: 27 anni, neolaureata ed esperta d’arte. Che c’entra l’arte? Beh, c’entra eccome, dal momento che nel centro culturale BoPo di Ponteranica (Bergamo, per l’appunto) è stata allestita una mostra di litografie risalenti a Monaco 1972, nella Germania dell’ovest, quando ancora il muro di Berlino svettava ed osservava severo un’Europa che cercava di riunirsi. Un anno tremendo, dove lo sport si piegò al giogo della morte, e undici atleti israeliani caddero vittime di un commando di terroristi palestinesi. Sì, era il 1972. E proprio quell’anno, la Germania voleva trasmettere un messaggio di pace. Da venerdì 27 luglio, queste Olimpiadi riaffiorano alla memoria, lavate dai ricordi di morti e attentati, come pura arte che interagisce con lo sport. Affisse alle pareti della sala culturale, quindi, 28 litografie numerate, realizzate da importanti artisti di tutto il mondo, esponenti dell’espressionismo europeo che, attraverso le loro visioni hanno raffigurato il loro pensiero astratto di «Olimpiade». «Inizialmente volevamo creare delle cornici particolari, che evidenziassero la cura dell’esposizione, come ad esempio il plexiglass – spiega Beatrice – ma alla fine abbiamo optato per una scelta più “shabby”, che ricordasse i manifesti affissi lungo le strade di una Monaco ancora afflitta dagli esiti di un pesante conflitto mondiale». Il risultato è un viaggio nel tempo, indietro di quarant’anni, tra geometrie e forme stranianti di un’arte in evoluzione. «Le opere oggi esposte vennero commissionate a diversi artisti internazionali dal Comitato Organizzativo Olimpico al fine di “rappresentare l’interazione fra lo sport e il mondo dell’arte” – prosegue Beatrice – e proprio da questo spunto abbiamo deciso di dare vita all’iniziativa». Tra le varie curiosità, c’è sicuramente l’originaria appartenenza di questi pezzi d’arte: «La serie documentaria di queste litografie proviene dall’archivio dell’architetto milanese Carlo Casati (1918-2004) – racconta la giovane esperta d’arte – grande cultore dell’arte contemporanea in ogni sua espressione, oltre che artista scultore lui stesso». Poi il fatto: queste opere passarono in mano ad un’unica ereditiera, forse noncurante del loro pregio, e probabilmente destinate, di lì a breve, al macero. «Mia zia Anna, molto vicina all’architetto Casati, ebbe la fortuna di ottenere queste litografie – svela Beatrice – e dopo anni di archivio pensò fosse giunto il momento di valorizzarle di fronte al grande pubblico». Ecco quindi l’idea di una mostra, che resterà aperta tutto agosto, dalle ore 8 alle ore 24, con la disponibilità in vari momenti della giornata di poter interagire con Beatrice, che approfondirà il valore artistico delle stampe.
È per questo che ora si è arrivati a parlare di «arte nell’arte», attraverso un’esposizione che ha rotto i canonici schemi musicali, approdando ad un livello volutamente più basso, vicino alle avanguardie del tempo e a quegli effetti grafici che ricordano il kammerspiel cinematografico. I grandi autori, i lontani profumi delle metropoli crepate e polverose… Tutto ritorna sotto un aspetto traslucido, che dà nuova vita al fascino del passato, con le grandi firme di Marino Marini, Oskar Kokoschka, Piero Dorazio, Richard Smith e David Hockney.
CRISTIANO GAMBA