Se oggi entrassimo in una tabaccheria e chiedessimo una bianca Venere o una dea bianca, nella migliore delle ipotesi verremmo guardati malissimo; e nelle peggiori ci troveremmo dritti dritti in questura.
Ma in realtà a questo soprannome risponde una delle più antiche pipe al mondo, quella in schiuma di mare.
Ma cosa è la schiuma di mare?
Iniziamo col dire che l’utilizzo della radica come materia prima per le pipe è un’invenzione piuttosto recente.
Prima della massiccia diffusione della pipa in legno a farla da padrone erano le pipe in terracotta e, per le persone più facoltose, quelle in schiuma di mare.
La sepiolite, o schiuma di mare, è un minerale scoperto nel 1847, un fillosilicato idrato di magnesio.
Fu Ernst Friedrich Glocker (1793 – 1858), mineralogista e geologo stratigrafico tedesco che le diede il nome, alludendo al fatto che il suo aspetto ricordava l’osso di seppia.
Poiché è possibile trovarla galleggiante sulle acque del Mar Nero, viene comunemente chiamata schiuma di mare.
La sua formula chimica è Mg4Si6O15(OH)2 · 6H2O.
Appena estratta è molle, ma si indurisce quando esposta al calore solare o quando essiccata.
La schiuma di mare ha la caratteristica di assorbire velocemente acqua e anche sostanze grasse, e non si deforma con il calore.
Tutte queste caratteristiche la rendono ideale per fumare tabacco.
La maggior parte della schiuma di mare che si trova in commercio proviene dall’Asia Minore, in particolare dalla zona circostante la città di Eskişehir, in Turchia, dove la si trova in masse nodulari irregolari, e si estrae da depositi alluvionali.
Si dice che nel distretto di Eskişehir ci siano circa 4.000 pozzi che conducono a gallerie orizzontali. I principali luoghi di estrazione sono a Sepetdji-Odjaghi e a Kemikdji-Odjaghi.
La pietra si trova anche, seppur in quantità minori, in Grecia, intorno alla città di Tebe e sulle isole Eubea e Samos, a Hrubschitz vicino Kromau in Moravia e sull’isola di Zanzibar.
In Italia si possono ritrovare masse compatte a Vipiteno, nella Val Passiria e nella Val di Vizze, tutte località dell’Alto Adige.
L’utilizzo di questo materiale per realizzare delle pipe prese piede a partire dal 1723. Quell’anno, il barone ungherese Andrássy, di ritorno da un viaggio in Turchia, portò a casa due pezzi di sepiolite che consegnò ad un suo servitore per ricavarci qualcosa.
Il servitore, guardando la porosità del materiale, mentre fumava la sua povera e umile pipa in terracotta, pensò che i materiali erano simili e così ne realizzò una.
L’intuizione fu giusta, ma quello che non poteva però aver supposto era la qualità di fumo che questo materiale dava: meraviglioso!
La pipa in schiuma, essendo porosa, assorbe sia l’umidità sia gli scarti della combustione come i catrami, raffinando il fumo e riconsegnando all’utilizzatore un fumo molto più pulito e fresco. Un altro vantaggio è che non dona particolari aromi al fumo. Prima della sua scoperta le persone fumavano pipe di terracotta che ben presto si impregnavano di aromi e sapori sgradevoli.
Un altro elemento, che fu scoperto solo utilizzando la schiuma, era la capacità nel tempo di cambiare colore: all’inizio è bianca come la tela di un pittore.
Con l’uso, il continuo deposito di prodotti della distillazione e combustione del tabacco colora il materiale in tutte le tonalità che vanno dal giallo pallido al nero.
Ogni pipa in schiuma, fumata da persone diverse, colorerà in maniera diversa, rendendola specchio unico del suo proprietario…
Tra il 1750 e il 1850 le pipe Meerschaum divennero quindi il principale sostituto delle pipe in argilla tra i fumatori delle classi più agiate. Le pipe in sepiolite intagliata, la cui produzione si era nel frattempo concentrata nei dintorni di Vienna, dettero vita a due attività più o meno artistiche.
Da una parte nacquero e si specializzarono gli scultori delle pipe in schiuma, che realizzavano meravigliosi gioielli (spesso solo ornamentali e non per il fumo) destinati alle famiglie nobiliari europee, per celebrare particolari eventi, come una bellissima pipa in schiuma che fu donata a Napoleone e che ora è conservata nel museo della pipa Savinelli.
Sulle pipe venivano realizzate scene di battaglia, ritratti, scene di vita quotidiana, animali, motivi floreali, financo scene erotiche di estrema perfezione.
La seconda attività che nacque fu quella degli esperti in culottage di pipe, i cosiddetti culottatori, che fumavano a pagamento pipe dei loro committenti.
Poiché erano bravissimi nel far colorare le pipe in maniera armonica e artistica, i Signori se ne servivano per avere un oggetto unico, in tutti sensi; il più famoso di tutti si chiamava Culot e scrisse anche un libro che si chiamava:
L’arte di annerire la pipa.
Un’estetica del fumo nella Parigi del secondo Impero
di Culot
Lucchetti Editore
L’arte di colorare la pipa è qualcosa di oramai raro, persino tra gli appassionati. Ed è un peccato.
Con le pipe in schiuma non abbiate paura di fumare tanto e qualsiasi tipo di tabacco. Sono pipe incredibilmente generose agli errori: difatti il loro gusto caratteristico non verrà mai coperto da nessun tabacco. La schiuma non ha “memoria” e questo ci permette di fumare ogni miscela senza doverci preoccupare che alteri una volta per tutte l’identità della schiuma.
Oggi ci sono molti produttori turchi che le realizzano, ma purtroppo il grande costruttore austriaco Bauer ha chiuso i battenti, e se mai vi capiterà di trovarne una sua realizzazione, nuova, non lasciatevela scappare!
Mentre per quanto riguarda tutte le altre in commercio bisogna stare attenti al perno del cannello, che spesso è un perno a vite in teflon, che sviluppa moltissimo umido in combustione. Ma con un intervento su misura di potrà facilmente risolvere.
Prima di essere fumata una pipa in schiuma deve fare un bagno in olii animali, vegetali o minerali per diventare effettivamente fruibile; nel 1700 questo bagno era fatto con il grasso di balena, oggi improponibile, così come è improponibile il grasso d’orso. Molto meglio invece la cera d’api che poi era il materiale preferito da Bauer, e anche secondo me perfetto. Tuttavia, per risparmiare oggi si usano dei bagni in grassi minerali o nel silicone, che però a mio avviso non favorisce un culottage uniforme.
Come fare a riconoscere quale bagno è stato usato? Non potete subito ma solo dopo averla fumata a lungo. Quindi dovete sempre rivolgervi a un rivenditore serio!
Detto ciò, vi aspetto in negozio per continuare ad approfondire il tema, e intanto buone fumate!
Nota: tutte le foto utilizzate sono state scattate durante la visita guidata al Museo Savinelli, organizzata da Stilemaschile.
A questo link vedete altre immagini.
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