Facciamo poker e aggiungiamo alle tre veloci ‘didascalie’ sui tessuti per la primavera/estate, consultabili sul numero online di Stilemaschile, una rapida storia dei chinos.
I pantaloni denominati chinos sono l’equivalente meno ‘working class’ dei jeans. Sono
decisamente più versatili conservando confort e sportività.
D’estate, poi, raggiungono la loro massima forza espressiva, soprattutto se abbinati ad un blazer blu medio in lana 2 capi ritorti, sia con camicia button down che con una polo. Sotto, dei penny loafer (quelli con la fascia orizzontale, in cui un tempo si inserivano un penny) o dei tassel loafer (con le classiche nappine).
Nella foto, un collage di vari modelli visibile sul sito di Brooks Brothers che, essendo americana, ha in questo tipo di pantaloni voce in capitolo. Così come Ralph Lauren, che li
reinterpreta (foto sotto) nel classico ivy league look. I chinos sono uno di quei capi strettamente legati al vestirsi americano, come i jeans e le button down (benché tutti siano nati altrove). Devono la loro entrata ufficiale nell’immaginario maschile mondiale grazie agli universitari degli anni ’50 e ’60, che li usano come ‘divisa’ insieme al blazer dai bottoni dorati o alla giacca in Harris tweed, giacché sono meno sportivi dei jeans ma altrettanto pratici e facili nella manutenzione.
Ma torniamo ai chinos, o chino, come si voglia dire. Un po’ di storia. Questo tipo di indumento, un twill di cotone molto resistente, viene dapprima utilizzato dalle truppe inglesi e francesi a metà del 1800.
I chinos entrano stabilmente nel costume americano nel 1900 dopo che le truppe militari tornano dalle Filippine dopo la guerra Ispanico-Americana.
I soldati portano con loro pantaloni di cotone costruiti in Cina. Cinese in spagnolo si dice, appunto, chino.
I primi chinos totalmente americani sono fabbricati in occasione della Seconda guerra
mondiale e dati in dotazione all’esercito.
Gli originali chino sono del color khaki (parola indiana che significa “polvere colorata”). Tessuti con questa tonalità vengono all’inizio prodotti come camuffamento per i reggimenti dell’esercito indiano da un’azienda tessile di Manchester negli anni successivi
al 1870. Il colore in questione ben si mimetizza in campi di battaglia terrosi
e assolati come quelli messicani o asiatici.
Anche i chinos, come il Solaro e tanti altri capi ora civili (dal trench al montgomery), hanno dunque un’indelebile impronta militare.
Dimostrazione dell’eclettismo dei chinos,
in queste 3 foto che raffigurano il principe Carlo:
1) Blazer di lana, dalla foggia marziale, con chinos chiari,
per un insieme di grande impatto.
2) Pantaloni color neve con un doppiopetto in Harris tweed.
3) Lino e cotone, abbinamento impeccabile.
I chinos hanno un’altra peculiarità. Sono forse l’unico capo per il quale l’industria supera la sartoria per la qualità del tessuto disponibile.