Ogni tanto ci piace divagare, anzi svolazzare. Lo abbiamo fatto in passato parlando di film e arte. Riprendiamo dopo qualche anno a frequentare i luoghi del nostro immaginario, che ci hanno segnato per sempre (e ognuno ha l’immaginario che si merita…). Quindi film, arte, musica, letteratura, in vari aspetti, anche trasversali.
Cominciamo questo “posto delle fragole” sui topoi a(ni)mati con questo racconto di Pino Perrone, amico di Whisky & Co, e amante delle Arti novecentesche per eccellenza. Pino ci parla di Lynch, l’artista e autore cinematografico che ama frequentare i sogni, meglio gli incubi, in cui fluttua l’uomo contemporaneo. Una storia strana, una coincidenza lynchiana…
Certe storie meriterebbero di essere raccontate per il modo in cui si sono sviluppate e per le sensazioni e il clamore che hanno lasciato a chi l’ha subite. Alcune di queste poi hanno carattere di eccezionalità, inducono alla riflessione e ci disturbano perché sono lesive delle nostre razionali certezze. Proprio come quella che mi accingo a narrare, inquietante e sorprendente proprio come un’opera del regista in questione. Sto parlando di David Lynch.
Fin da adolescente sono sempre stato appassionato di tre arti: cinema, letteratura e musica. Oramai sono trascorsi quarant’anni e tra normali alti e bassi, l’ interesse per le stesse è tuttora vivo e intenso. All’inizio ero onnivoro, ascoltando qualunque genere musicale, leggendo qualsiasi autore letterario, vedendo ogni genere di film. Maturando ho affinato i miei gusti pur rimanendo un curioso e di ampie vedute. Al momento attuale ho una cerchia di autori prediletti in questi tre campi. Se fossi costretto a dichiarare quali sono i cinque registi che preferisco, certamente in questa micro lista ci sarebbe David Lynch. Mi ha sempre affascinato la sua forma espressiva e il suo linguaggio. Sono attratto da quel genere d’inquietudine che provo vedendo i suoi film, e che si ripropone a ogni ulteriore visione, come non avesse ancora espresso tutto l’esprimibile. Molte volte mi sono sentito escluso. L’autore oltrepassava la mia fase cosciente e parlava direttamente con il mio inconscio. Io ero solo un tramite, un mezzo per farli dialogare e l’impressione che traevo è che s’intendessero benissimo. Inoltre anche Lynch è un appassionato di letteratura e musica e non mi sono un granché stupito nel constatare che gli autori suoi prediletti fossero anche i miei. Affinità elettive, scriveva un mio gemello astrale.
Forse non molti sanno che David Lynch, oltre a essere regista, è prima di tutto un pittore, e poi scrittore e musicista. Probabilmente quest’ultima disciplina gli riesce un po’ meno, sebbene la sua musica abbia molte influenze degne di nota. Dei suoi brani è anche cantante con una inconfondibile voce straziante. Un riconoscibile stilema, proprio come avviene nei suoi film.
Ed è proprio del modo in cui sono entrato in possesso di un suo cd che vi voglio parlare.
Il 28 agosto del 2014 ho compiuto cinquant’anni. Debbo dire che pur non essendo influenzabile e condizionabile, mi avevano leggermente inquietato alcune affermazioni fatte da più persone su come quel particolare giorno fosse uno spartiacque della vita di un uomo, specialmente per la sua salute. Sta di fatto che mi ammalai la sera prima e che il giorno del mio compleanno lo passai a letto con febbre altissima e costante superiore ai 39 gradi, tranne per un paio d’ore dalle 17 alle 19 nelle quali sembrava mi fosse passato tutto. Successivamente però cominciai a tremare, sempre più forte, sembravo in preda a una crisi epilettica che non riuscivo a controllare, e la temperatura s’impennò di tre gradi in cinque minuti! Scoprii poi che avevo contratto un’infezione alle vie urinarie e impiegai una settimana per uscirne. A complicare la faccenda c’era che avevo prenotato per la sera in un locale per cenarvi invitando una dozzina di amici. Non mi andava assolutamente d’annullare l’appuntamento e pertanto mi coprii ben bene e chiesi a un amico di venirmi a prendere con la sua auto per recarmi li. Durante il viaggio di andata probabilmente delirai poiché la febbre era ancora molto alta, sopra i 39 gradi. Alla fine la cena si svolse comunque bene e fu divertente perché eravamo a fine agosto ed ero l’unico ad avere freddo, e mi fu prestato uno scialle da una amica che indossai. Quello unito al mio pallido volto, fecero di me un’immagine prossima a una befana per l’ilarità dei commensali. Questo me lo ricordo bene ma quello che accadde nel primo pomeriggio non lo scorderò mai più.
Scrivevo sopra che passai quasi l’intera giornata a letto e appena dopo l’ora di pranzo entrarono in stanza i miei figli con il loro regalo per il mio rotondo compleanno. Erano dei cd. Malgrado febbricitante capii subito fossero titoli a me graditi. In particolar modo Jacopo conosce bene i miei gusti musicali che per la maggior parte sono anche i suoi e vien da se che in parte abbia contribuito a sviluppare i suoi. Mi furono dati prima due cd nuovi e di recente uscita, e solo dopo, consegnandomelo, Jacopo disse ” poi ci sarebbe anche questo”. Era un cd usato, probabilmente promozionale dal momento che era semplicemente imbustato in un cartoncino e quindi non aveva né la plastica rigida protettiva né era un digipak in cartonato. “Era usato, costava solo tre euro e alla fine non me lo ha neppure fatto pagare” proseguì a dirmi. Si trattava di Crazy Clown Time di David Lynch. La copertina raffigurava una sua opera: una sporca mano grigia che teneva nel palmo un dado rosso con l’ uno a punto in evidenza. C’erano anche delle scritte che al momento non approfondii, tornando a riposare. Quando poi mi calò la febbre, ripresi in mano i vari cd e osservai attentamente quello di Lynch. In effetti con un pennarello grigio c’era una scritta che partiva dal basso e seguitava per il perimetro del cartone. C’era scritto: To: Giuseppe all the very best to you! you friend have e poi una firma. Dal momento che mi chiamo Giuseppe sebbene tutti si rivolgono a me con il nome di Pino, cercai mio figlio e gli chiesi se mi avevano fatto uno scherzo. “Perché” mi rispose? Gli dissi della dedica e lui mi rispose “Quale dedica? Non mi sono accorto di nulla”. Non convinto della risposta, giacché al momento dell’acquisto erano in compagnia di un simpatico e amorevole burlone loro amico, mi alzai per recarmi verso il personal computer di casa. Fu per me spontaneo effettuare una ricerca sulla firma originale di David Lynch, fosse mai! Non fu semplice trovarla ma alla fine la individuai e corrispondeva esattamente a quella nel disco! A quel punto trasalii. Avevo tra le mani una dedica del mio venerato David Lynch, fatta a una persona che si chiamava come me ma non ero io e che era capitata solo casualmente in mano a mio figlio, per di più fu regalata, come se dovesse necessariamente giungere a me per i miei 50 anni. Non potete comprendere come mi sentii allora. Era surreale e improbabile come in un racconto di Edgar Allan Poe. Sembrava che il fato ci avesse messo del suo facendomi pervenire un dono inatteso e incredibile. Al contempo mi fece riflettere come dipendessi dalla razionalità e che l’evento rasentava il soprannaturale.
A quel punto la febbre ricominciò a salire e cominciai a tremare.
ps Di David Lynch musicista avevamo già parlato qui, qualche anno fa.