«Il Vero Amatore si riconosce non da come sceglie le scarpe ma da come ne ha cura»
(dal libro Passo Passo di Jean-Marc Thévenet)
L’amore per le scarpe ben curate è parte integrante della vita elegante.
Il gentiluomo vi si dedica personalmente per conservare a lungo e al meglio le proprie calzature, ma anche per esaltarne la storia, che è un diario del gusto e della vita personale scritto per forme e per colori.
Il cirage è la tecnica di lucidatura che serve a dare alla scarpa una particolare lucentezza e levigatura, tale da conferire alla pelle un effetto “a specchio”, “vetrificato”. La naturale luminosità del colore viene esaltata, conferendo alla superficie una patina tale da ricordare la trasparente smaltatura di una porcellana.
Siamo in presenza di una vera e propria arte, fatta non solo di dettagli tecnici, ma anche di sensibilità e passione, disciplina e fantasia, conoscenza e (lunga) esperienza. Elevatissime sono le componenti simboliche insite nella cura della calzatura maschile. Non è casuale che il gentiluomo vi si dedichi spesso personalmente e vi profonda la massima dedizione, non solo per valorizzare al massimo le proprie scarpe, ma anche per esaltarne l’irripetibile storia, perpetuarne, nel tempo, la bellezza, oltre a qualità concrete come la funzionalità, la comodità, la durata.
Nell’uso delle cere e dei liquidi, nella sacralità della loro preparazione, nella ritualità dei gesti, nella estrema personalizzazione dei metodi, nella straordinarietà dei risultati, si condensano molte delle tradizionali aspirazioni maschili, si disvela quel complesso e raffinato desiderio di perfezione in cui alberga il demone dell’eleganza.
Il cirage è solo la parte finale dell’insieme di operazioni di manutenzione della scarpa.
La manutenzione prende avvio dall’attenta pulizia di tacco, lissa e guardolo, rimuovendo con uno spazzolino i detriti di maggiore evidenza. Anche la suola della scarpa va spazzolata (con un attrezzo più grossolano). È utile disporre di una lama o di una piccola spatola per grattar via eventuali rifiuti che vi si siano attaccati (tra i più frequenti e diabolici, i chewing gum). La suola va successivamente ingrassata per mantenerne l’elasticità. A tal fine si può utilizzare, di tanto in tanto, una crema neutra ovvero spennellare la suola e le cuciture del guardolo con un po’ di olio di semi di lino (del tipo di quello utilizzato per diluire i colori da pittura), che le aiuterà a restare morbide e leggermente impermeabili.
Con un’apposita spazzola, occorre rimuovere anche dalla tomaia ogni residuo di polvere e sporco, insistendo in particolare sui buchi delle eventuali decorazioni.
Se la scarpa lo richiede (ad esempio, quando sulla sua superficie si sono depositati troppi strati di crema, oppure se si è macchiata) occorre sgrassarla. Con una cera neutra detergente e una pezzuola non solo si rimuove dalla scarpa il lucido in eccesso delle lustrature precedenti e dei ritocchi successivi, ma si pulisce a fondo l’intera superficie. Si tratta di un’operazione che serve a riportare la pelle quasi allo stato naturale. In commercio esistono, a questo scopo, liquidi a base di trielina che vanno passati più volte sulla superficie della scarpa fino a togliere ogni residuo di crema o di lucido. Meno aggressivo può risultare anche un vero e proprio bagno con acqua e shampoo, immergendovi completamente la scarpa e risciacquandola accuratamente. La scarpa andrà poi fatta asciugare sulla sua forma, a temperatura ambiente (mai vicino a fonti di calore, che ne indurirebbero e screpolerebbero irrimediabilmente la pelle!).
Quando la scarpa sarà perfettamente asciutta, si potrà procedere alla sua lucidatura.
Questa si esegue con creme, in tubo o vasetto di vetro, a base di lanolina e altre sostanze grasse che servono a nutrire la pelle e che contengono specifici pigmenti atti a ristorare ed esaltare il colore. Molto efficaci sono le creme della casa francese Avel, che dopo avere firmato la linea Saphir, è oggi all’avanguardia con i prodotti de La Cordonnerie Anglaise, a mio avviso di gran lunga superiori a tutti gli altri che si trovano comunemente in commercio.
La crema va usata di tanto in tanto: dopo la sgrassatura, ma anche quando la scarpa è stata sottoposta a stress particolari (come pioggia o, al contrario, sovraesposizione a fonti di calore). Con una spazzola dalle setole naturali, fitte e piuttosto morbide, se ne preleva una piccola quantità del colore più indicato e la si spande su tutta la superficie energicamente e accuratamente.
A volte può essere interessante, oltre che divertente, mescolare creme di colore diverso, per dare ad alcune parti della scarpa (soprattutto punta e tallone) sfumature di colore singolari o effetti di “anticatura”. L’importante – in questo come in molti altri campi in cui si declina ogni aspirazione maschile all’eleganza – è non esagerare con tonalità o nuances di colore troppo vistose o insolite.
L’operazione di lustratura termina quando la crema, grazie a vigorose e veloci spazzolate, si sarà assorbita su tutta la superficie. A questo punto, la nostra scarpa risulterà già di una luminosità abbastanza soddisfacente. Occorrerà, quindi, lasciarla riposare per un po’. Una notte rappresenta generalmente un arco di tempo sufficiente per far assorbire completamente la crema e rendere la pelle perfettamente asciutta.
Se ci si volesse fermare qui, basterebbe un energico, intenso massaggio con una spazzola lucidante o con uno di quei guanti di pelliccia sintetica che si trovano comunemente in commercio nei negozi specializzati in articoli per calzature. La lucidatura con la crema ne risulterebbe ravvivata ed esaltata.
L’uomo elegante, tuttavia, non può accontentarsi. È in questa fase che si passa al cirage che rappresenta la vera e propria cura di bellezza della scarpa e che, dando alla superficie una patina di laccatura luminosa e trasparente, ne assicura anche una totale e sicura protezione.
Il cirage si effettua con lucidi contenuti in scatole metalliche ad alta tenuta, in genere munite di una farfalla che ne facilita l’apertura. Si tratta di prodotti caratterizzati da altissime concentrazioni di materiali naturali quali cera carnauba e cera d’api. Anche in questo caso, mi sento di consigliare la francese Avel, che propone cere di altissima qualità declinate in una vasta gamma di colori.
A scarpa perfettamente asciutta, occorre munirsi di un dischetto di lucido del colore più indicato, di una pezzuola di cotone piuttosto compatto (ottimo il popeline ricavabile da vecchie camicie) e di un vasetto contenente acqua fredda, nella quale siano state diluite alcune gocce di alcool. Personalmente, utilizzo alcune gocce di liquore ad alta gradazione alcolica (cognac, brandy o grappa).
La pezzuola, avvolta intorno all’indice e al medio, ben stretta e liscia, viene intinta nel liquido e, subito dopo, sul dischetto, in modo da raccogliere sulla punta una piccolissima quantità di cera. A questo punto, si comincia a passarla sull’intera superficie della scarpa con movimenti rotatori leggeri e costanti. Il movimento deve essere circolare, anzi a spirale, partendo da un punto centrale e allargando man mano l’area di azione.
È inoltre importante prendere quantità minime di liquido e di cera e, soprattutto, procedere con pazienza. Occorreranno infatti numerose applicazioni, gran parte delle quali concentrate sulla punta e sul tallone.
A poco a poco, la pelle comincerà a diventare sempre più lucida e le dita a scivolare lungo la superficie in modo sempre più agevole, come se scorressero – appunto – sul vetro. Se la mano è leggera e sapiente, e la pelle di qualità elevata, la superficie della scarpa verrà coprendosi di una patina di uniforme laccatura. A questo punto, solo un’ultima, ma importante, operazione consentirà di esaltare ancor più l’effetto: occorrerà infatti strofinare vigorosamente la scarpa con una calza di nylon (meglio se avvolta intorno a una spugna o a un panno raggomitolato). La sottigliezza delle fibre e il calore sprigionato dallo sfregamento sulla pelle esalteranno l’effetto lucido della laccatura. Alcuni ottengono analoghi risultati con la seta di un ombrello che non si utilizza più, dopo avergli tolto le stecche, ben tesa tra le mani e passata vigorosamente sulle scarpe.
Riassumendo, crema e spazzola per la lucidatura, cera, cotone e soluzione di acqua e alcool, per la laccatura, tanta pazienza, energia e… olio di gomito! Questa è la ricetta per una scarpa non solo ben curata e lucidata, ma addirittura talmente brillante da restituire al legittimo proprietario la soddisfazione di averne esaltato non solo il colore, ma la stessa storia, da dare all’osservatore l’esatta percezione del senso più vero e profondo, il più delle volte addirittura irraggiungibile, dell’eleganza.