A fine agosto abbiamo avuto modo di visitare il museo del loden, in Val Pusteria, Trentino Alto Adige. La storia tessile di un popolo è una testimonianza preziosa. I nostri lontani antenati, dopo aver risolto il problema della fame ebbero da affrontare quello del freddo. L’abbigliamento, dopo aver soddisfatto la funzione pratica (proteggersi e coprirsi), si arricchì di una funzione estetica (ceto e ruolo). La storia tessile non ci parla solo di abiti, ma anche di antropologia, di storia, di psicologia, di economia, di geografia. Come avrete modo di leggere, il percorso del loden (da povero a ricco…) ha numerose analogie con altri suoi simili, come i tweed ad esempio. Abbiamo deciso di dividere questo breve reportage in due parti. La prima ci racconta la storia, la seconda la produzione. Buona lettura.
La parola loden trova le sue radici nelle lingue nordiche. Lodo significa in tedesco antico lana arruffata. Si diceva che il loden fosse in grado di proteggere da ferro e fuoco.
200 a.C.
Una stoffa antica. I Reti, gli antichi abitanti delle Alpi, si coprivano di lana infeltrita. Anche i Romani e i Germani usavano feltrare i capi di lana per renderli resistenti alle intemperie.
1300
Nel medioevo il ruvido loden è segno distintivo dei contadini, dei braccianti e dei poveri in genere. I pantaloni erano così spessi e duri da potersi reggere in piedi da soli. Fino al 17mo secolo, le autorità prescrivevano cosa dovesse indossare la gente di ceto inferiore. Ai contadini e ai braccianti era permesso abbigliarsi solo con quanto da loro prodotto – in altre parole con il loden. A chi infrangeva la regola veniva sequestrato il capo d’abbigliamento.
1750
Con il tempo i contadini incominciarono a imitare la moda dei ceti superiori- Il loden diventa più raffinato, spesso colorato dalle tinture e molto decorato. Nascono i costumi tradizionali della festa, diversi da vallata a vallata. Il costume della festa era così costoso che la povera gente se ne poteva permettere uno solo in tutta la vita. L’abito da sposo del contadino era in loden e lo accompagnava fino alla tomba.
1840
Il Romanticismo assume tra i suoi ideali la vita bucolica a contatto con la natura. Ora sono i grandi proprietari terreni, gli aristocratici, e persino l’imperatore, a scoprire la stoffa dei contadini e a farla propria. Il loden entra a corte, opportunamente raffinato con lane morbide. L’arciduca Giovanni d’Austria, l’asburgo nato a Firenze, fu il primo nobile ad indossare un costume di loden. Forse anche come atto polemico nei confronti della parente viennese che, a causa delle sue simpatie per la resistenza tirolese nel 1809, gli proibì per 20 anni di recarsi in Tirolo.
1880
Viaggiare diventa una moda. I turisti vanno alla ricerca di capi di abbigliamento comodi e duraturi, e scoprono il loden. Nasce una uniforme da viaggio che, passata la villeggiatura, continua ad essere portata anche in città.
Quando viaggiare era ancora privilegio di pochi, la borghesia bolzanina amava trascorrere l’estate sull’altopiano del Renon. Per proteggersi dalle serate fresche i villeggianti si facevano confezionare dei mantelli in loden. Con il tempo il loden divenne sempre più raffinato – era nato il Loden originale di Bolzano, un capo semplice e funzionale tuttora di gran moda.
1930
Nasce la passione per l’alpinismo e lo sci. I capi in loden sono l’abbigliamento preferito per le occasioni sportive. Ancora nessuna stoffa risulta essere più resistente alle intemperie.
(Tutti i testi sono del Museo- Foto di Stilemaschile)